sabato 26 dicembre 2009

Una fiaba molto molto importante

Questa fiaba spiega tante cose che stanno succedendo a un livello sottile (al contrario della cronaca che lavora sul lato grossolano dei mondi).
E ' un dono per tutti e va diffuso...



FIABA DEL CAVALLINO


C’era una volta un re che aveva una bellissima figlia. Quando questa divenne maggiorenne, il re escogitò un trucco per mettere alla prova i suoi pretendenti. Si mise a nutrire una pulce fino a quando questa non divenne grande come un cammello. Quindi la uccise e la scorticò, dichiarando che avrebbe concesso la mano della figlia a chi avesse indovinato la provenienza della pelle.
Un giorno un servo del re, mentre stava vicino uno stagno disse: “Solo un idiota non capirebbe che quella è la pelle di una pulce…”
Un DIV, uno spirito maligno, udite le parole del servo, si travestì da mendicante e andò alla corte del re.
Quindi svelò l’indovinello. Il re voleva rimangiarsi la parola, ma il div lanciò il suo cappellino per aria, e sul regno scese una fitta nebbia che oscurò tutto. Allora il re cedette e il div fece ridiscendere il cappellino riportando quindi la luce del sole nel regno. La principessa era disperata e andò nelle stalle a piangere. Ma un cavallino le disse: “Non ti preoccupare, prendimi con te e porta anche un chiodo di garofano, del sale, un pettine e uno specchio…”
La principessa partì con queste cose, dei servi e animali. Lungo il tragitto il div divorò sia gli animali che i servi…la principessa si ritrovò davanti l’ingresso di una grotta; il cavallino le disse, di far entrare prima il div, assicurandogli che lei sarebbe entrata dopo. Appena lei entrò vide degli scheletri. Era proprio la grotta del div! Allora il cavallino disse. “Sali in groppa e scappiamo ma prima picchia il div!”
I due quindi scappano dal div, il quale, infuriato, provoca una bufera di neve per fermarli.
Allora il cavallino dice alla principessa di gettare il chiodo di garofano. Il chiodo si trasforma in una distesa di rovi.
Il div chiama la sua sposa: “Amore mio come sei lontana, come hai fatto a passare tra tutti questi rovi?”
“Mi sono spogliata e sono rimasta come mamma mi ha fatto e sono riuscita a passare!”
Allora il div si spoglia e perde tempo tra i rovi, mentre la principessa e il cavallino proseguono la fuga.
Ma il div supera questo primo ostacolo, allora il cavallino dice alla principessa di gettare dietro di sé un pugno di sale che si trasforma in un deserto e in un mare di acqua salata.
Il div allora dice: “Oh amore mio come sei lontana come hai fatto a passare per questo deserto?”
“Mi sono spogliata e sono rimasta come mamma mi ha fatto e sono riuscita a passare…”
Il div si spoglia di nuovo e mentre supera questo primo ostacolo la principessa e il cavallino continuano la loro fuga.
Di nuovo il div è alle calcagna e allora la principessa getta il pettine che si trasforma in una grandissima montagna.
Alla domanda del div su come abbia fatto con l’ostacolo, la principessa risponde che ha sacrificato due denti, con i quali ha scavato una galleria.
Ancora una volta i due fuggiaschi guadagnano tempo. Ma per poco, perché il div è sempre lì.
Allora questa volta la principessa getta dietro di sé lo specchio che diventa un grande fiume. Alla domanda del div, la principessa risponde che si è gettata nel fiume con una pietra al collo. Il div ci prova e scompare tra i flutti, almeno per il momento. I due fuggiaschi proseguono il viaggio e arrivano davanti una capanna dove vive un’anziana coppia. La coppia ospita i fuggiaschi per la notte. Al mattino, mentre la principessa sta ancora dormendo, arriva un re col suo seguito di cacciatori, che, durante la battuta di caccia, ha smarrito la strada. Il falco del re si va a posare sul capo della principessa. Il re si incuriosisce e chiede chi sia la fanciulla. I due anziani, su richiesta della donna, dicono che è la loro figlia. Il re la chiede lo stesso in sposa e così si celebrano le nozze.
Un giorno il re decide di partire per una lunga battuta di caccia. La regina è preoccupata perché il re intende portarsi dietro il cavallino. Il cavallino però la tranquillizza: è sufficiente che prenda con sé qualche pelo della criniera. In caso di pericolo è sufficiente bruciare i peli e il cavallino arriverà.
Nel frattempo il div è riemerso dai flutti e mascherandosi da mendicante aspetta l’ora della sua vendetta.
Mentre il re è via, la regina partorisce due gemelli. Viene mandato il messaggio al re, ma il div scatena una tempesta pazzesca e ne approfitta per scambiare il messaggio. Al re arriva la notizia che la regina ha partorito un cane e un gatto. Il re, pur perplesso, manda un messaggio nel quale dice che nessuno deve toccare la regina.
Di nuovo il div opera la sostituzione. Nel messaggio falso viene detto che la regina e i due gemelli devono esser esiliati dalla città, con la faccia annerita, su un asino, tutti rivolti all’indietro.
Sul tragitto la regina incontra il div che prima la deride e poi le dice che prima divorerà i suoi gemelli e poi lei. La regina risponde che se accende un fuoco, il div potrà cucinare meglio i gemelli. Il div è d’accordo e la regina ne approfitta per bruciare i peli. Arriva così il cavallino.
Questa volta la battaglia è dura. Il cavallino e il div si battono in un fiume. La regina sa che se vedrà la schiuma rossa il cavallino ha perso, se bianca avrà vinto. Appena vede la schiuma rossa, la regina perde i sensi. Quando si risveglia però la vede bianca, infatti ha vinto il cavallino. Il quale però le dice che ora tocca a lui morire. La regina dovrà buttar via la testa, sistemare le zampe ai quattro punti cardinali. Poi gettar via le interiora, quindi la regina dovrà sistemarsi sotto le costole.
Detto, fatto.
E subito le zampe diventano alberi di smeraldo,dalle viscere sorgono bellissimi villaggi, le costole diventano un castello dorato e la testa si trasforma in uno splendido fiume di acqua cristallina.
Intanto il re fa ritorno dalla battuta di caccia e venuto a sapere la novità uccide dalla rabbia tutti gli abitanti e per poco non impazzisce. Dopo questa strage diventa un derviscio errante e si mette alla ricerca di sua moglie. Arriva al paradiso nato dal cavallino e chiede a una serva vicino un pozzo di chi sia questo regno e la donna risponde: “Una vedova e i suoi due figli…”
Il re capisce tutto e fa cadere nel secchio d’acqua il suo anello, che la regina riconosce.
A questo punto la famiglia reale si può felicemente riunire.

mercoledì 23 dicembre 2009

Auguri dal piu' bel film


Forse il film italiano piu' bello...la prima volta che l'ho visto tanti anni fa mi folgorò insieme a guerre stellari e lo squalo (!). Poi questo è rimasto e ha a ccompagnato i friedkin e Jodorowsky.
Quindi con questo primo amore vi auguro a tutti buone feste!!!

lunedì 21 dicembre 2009

Un magico tappeto di conchiglie

Quando abbiamo girato la tripletta di film sincronici, capitò di lavorare intorno ai temi del Mercurion (ci stanno i post) e un paio di avventure furono davvero toste, e per un attimo sfiorammo mondi strani, particolari, dove la magia è di casa.
Questa volta abbiamo cominciato con piu' calma ma adesso...andando in giro tra alberi e prati, ecco vicino a un bordo strada tante conchiglie che affiorano. Come fanno tutte queste conchiglie a stare praticamente in montagna?
La risposta è semplice. Molti secoli fa la conchiglia era considerata molto magica, legata al sesso femminile e quindi alla luna e alla fecondità.
Non solo qui da noi, ma un pò dappertutto fino all'India e alla Cina. In molte parti del mondo si usava "seppellire" uno strato di conchiglie sotto il terreno per assicurare al luogo fecondità e anche protezione per i viaggi nel mondo dei morti. Adesso che il clima è cambiato e il lavoro degli uomini peggiorato (perchè segnato da fretta e denaro), capita che il terreno frani e quindi si vedono queste pareti argillose a bordo di una strada dove sbucano tutte queste conchiglie rimaste lì da moltissimo tempo.
Ne raccogliamo qualcuna per la costruzione di un set del film (la stanza di un personaggio chiamato Carole) e le portiamo a casa. Però niente di piu' facile che un tema del genere ritorni nelle altre ricerche e grazie alla sincronicità di qui fino a giugno non arrivi qualche altra avventura degna compagna del film che si sta preparando.

sabato 19 dicembre 2009

Un albero sacro e il cinema


Ieri stavamo parlando con gli amici della legge del 5 e degli alberi sacri. questo perchè si devono trovare i posti e costruire le scenografie. Dopo le strane storie della foglia "magica" trovata per caso, ecco che si è dovuto realizzare un dipinto di un albero un pò particolare che dovrà stare in una delle stanze del film.
C'è un solo modo, forse, per realizzare un albero così. Utilizzando le tecniche pittoriche suggerite da Rudolf Steiner in una delle sue tante conferenze.
Quindi utilizzare fogli a sfondo nero e bagnarli con l'acqua e seguire il colore che prende vita nell'acqua. Forse tutti quelli che si occupano di cinema dovrebbero di tanto in tanto realizzare un albero con questa tecnica.
Rapportarsi in questo modo a questo simbolo fa capire davvero quali sono le reali basi di un cineasta e il suo rapporto con i mondi oscuri.
E come questo rapporto sfocia in visioni.

martedì 15 dicembre 2009

nell'antico regno...


Che si tratti dunque di sogni o fiabe, chi si trova in un mondo particolare, che nulla ha a che fare con quello "quotidiano" ha a che fare con i tre tempi, che poi sono sempre uno.
Sulle fiabe ci sarebbe molto da dire e persino i Beatles hanno dovuto viverne una, nella quale il gioco è proprio sul riconoscere questa interdipendenza tra i tre tempi.
Gli stessi sogni hanno "scene" che hanno a che fare con i tre tempi e tutti e tre vanno prese in considerazione per l'ingresso in mondi per il momento solo potenziali.
Tutti questi mondi però sono alla nostra portata e sarebbe davvero sbagliato vedere questo come l'unico possibile.

domenica 13 dicembre 2009

Segnali dal futuro


Questo post è anche un omaggio agli amici di Genova, dato che Frequency l'ho visto con Andrea Bruschi proprio a Genova qualche anno fa...
i segnali dal futuro sono caratteristici della sincronicità. La Von franz ha spiegato metà della storia. In pratica quando vi è un evento del genere il futuro manda un segnale alla nostra mente,allungando presente e futuro in un punto x. Accettando il segnale, vi è la possibilità di riparare ad un errore e di accettare l'ingresso di un'idea nuova nel nostro presente. Tutto questo sbrodolare perchè l'altro giorno, mentre si ragionava sulla teoria dei 5 elementi presente nel nuovo film, ho trovato una foglia con sopra stampato un bel 5...un 5 disegnato proprio dalla natura stessa. segnali dal futuro...

martedì 8 dicembre 2009

la conchiglia del mistero


Mentre cammino per i boschi, pensando al film, ecco una conchiglia.
La conchiglia è un simbolo particolare.
E' un simbolo di rinascita.
Prima ancora della croce, a ricordarci che siamo corpo e spirito, che la scoperta di questo e altri mondi passa per la donna c'è la conchiglia.
Un tempo erano usate come monete di scambio e nelle tombe potevano essere usate per preservare i corpi.
Sono legati alla perla e alla luna.
Adesso questo simbolo così forte lo si ritrova, magari, nella moda, ma questo ci ricorda che alcune cose che sono davvero ancestrali non possono essere distrutte.
Possono essere dimenticate...
ma qualcosa all'interno delle persone agisce ed ecco che il simbolo ritorna.
E con esso la donna e il suo mistero.

lunedì 30 novembre 2009

Il fulcro del cambiamento


Lo so...è un film molto visto e molto amato...ma a volte i film vanno ricordati non solo perchè funzionano o perchè sono rari,ma per certe cose che esprimono. In questo caso il coraggio di abbattere ossessioni, convogliare tutto quello che di bello vi è in noi...e poi il cinema in Italia adesso non è meno prigioniero della prostituta bambina interpretata da Jodie Foster.
Basta stare nei soliti quartieri, giocare a rimpiattino, baciare presunti potenti. Forse è davvero arrivato il momento di rimboccarci le maniche e abbattere un pò di nemici, per poter realizzare cose agili, leggere ma che possano essere apprezzati da un pubblico grande quanto il mondo!

sabato 28 novembre 2009

Il blu prima della città rossa


Quando si lavora a un film se chi lo prepara sà già piu' o meno quello che deve fare si concentra nel suo orticello.
se invece il film è un tuffo nel vuoto, se è tutto un puntare sul futuro, all'inizio non si vede che buio...però piu' si va avanti piu' si capisce che è come uno staccarsi dal passato e alle nostre spalle vi è luce.
Ci sono film fatti di futuro e film fatti di passato. Solo i primi hanno il buio davanti e la luce dietro. Solo i primi ti fanno capire cosa è successo prima, mentre i secondi permettono che il passato sia la tua protezione, ma tu non capirai mai cosa ti è successo davvero e ne sarai schiavo.
Solo quando siamo dentro la morte capiamo cosa è stata la vita.

mercoledì 25 novembre 2009

il cuore e l'incontro


Volendo quindi vedere davvero (ed essere visti) bisogna liberarsi del passato, accettare una sorta di innocenza che è come uno sguardo vergine, che non ha altri riferimenti...prima però bisogna sapere l'effetto che hanno avuto le nostre azioni sugli altri. Solo in questo modo il nostro cuore diventa come un'astronave e ci fa salire e siamo visti.
Non quello che abbiamo fatto ma gli effetti di quello che abbiamo fatto. Allora l'incontro è possibile.

domenica 22 novembre 2009

Verso Rubedo


Lasciatoci alle spalle Albedo o quanto meno quello che albedo stesso ci ha concesso, si va verso il futuro, dove i minosse di questo mondo, quelli che sguazzano nei pensieri di Nigredo, non possono arrivare...già sappiamo che non vogliamo essere come loro.
Il viaggio verso rubedo però è difficile. Diffcile accettare che si può chiedere tutto e che questo chiedere fa crollare la visione del mondo che abbiamo tanto cara. Ma che importanza ha?
Forse ci sono dei ricordi...
desideri non nostri..
sogni che sono rimasti con noi come un mantello....

sabato 21 novembre 2009

Mondi paralleli...a Roma

Di ritorno da Roma, dove ho incontrato amici fidati per il film da girare.
dato che nel film la tipa che non si ricorda chi è si ritrova invischiata in trame che ricordano i mondi paralleli, ecco di nuovo a parlare dei personalissimi inferni (e paradisi) che ognuno di noi stringe a sè temendo di perdere tutto...
"Adesso è periodo" mi fa Stefania, "poi col 2012..."
"Io ho già girato su questa cosa e ho le idee chiare da tempo visto che si tratta di mondi che finiscono e rinascono..."
In molti dunque hanno paura di perdere visioni che li consolano, come se il mondo non finisse in ogni istante e non rinascesse grazie la nostro sguardo e se solo ci ricordassimo questo, capiremmo che tutto questo (che abbiamo davanti adesso, proprio mentre leggete queste note)è solo per i nostri occhi.

domenica 15 novembre 2009

Lasciando Albedo...


Può quindi il cuore diventare come una gigantesca astronave, forse l'unica possibile, che va avanti con l'energia della vita stessa...lasciando Albedo si scopre una nuova forma di buio.
Se nella Nigredo era tutto un fango, qui, invece, abbiamo come un buio stellare, un tornare a casa, un andare ancora una volta alla ricerca, uno scoprire che non siamo soli, che non lo siamo mai stati, che è tutto nella vita, che ogni singolo istante può farci scoprire una catena di mondi.
Non una fuga ma una trasformazione.
Un crogiolo.
Qualunque cosa anche la piu' grezza ne ha le potenzialità.
Niente sterilità.

venerdì 13 novembre 2009

Albedo, le nebbie del cuore


...E così chi davvero ascolta il proprio cuore, nel regno di Albedo scopre quanta nebbia vi era nel suo cuore.
A questo punto di crescita, bisogna sapersi prendere delle responsabilità. Chi cresce non deve solo salire in alto e nevroticamente guardare in basso (il famoso io sono io e voi non siete un cazzo del marchese del grillo di Monicelli) ma dare agli altri, in modo da essere seguito.
Chi non fa così manda gli altri (perchè manda segnali sbagliati, incoerenti) a sbattere contro gli scogli, ma questo poi non gli eviterà di fare i conti con questi fantasmi in un momento successivo.

mercoledì 11 novembre 2009

Incontrando l'altro...


Mi trovo a discutere con i miei collaboratori sul rapporto tra due personaggi nel nuovo film. In pratica è come se uno dei personaggi riversasse le sue ossessioni sull'altro non riuscendo ad essere se stesso. Qui potete vedere "Doppia immagine nello spazio", in uno dei momenti piu' carini (però ricordavo altre scene, ma sono trent'anni che non lo rivedo)...a un altro livello due sono le esplorazioni possibili. Una è quella del "sosia" targato Dostoevskij, davvero feroce nel mostrare i conflitti interiori di chi non accetta se stesso e l'altro è il Vangelo di Giovanni (dove l'altro viene faticosamente e alla fine riconosciuto).

martedì 10 novembre 2009

Il salto nell'abisso nel regno di Albedo


Nel momento in cui siamo nel regno di Albedo ecco che bisogna imparare a gestire gli impulsi sottili.
Come fare quindi a saper distinguere tra pazzia e illuminazione?
E' questo il grande interrogativo di Albedo. se nel regno della Nigredo vi era il problema di scoprire sulla propria pelle quanto i propri pensieri fossero pesanti e fangosi, quanto fosse falsa l'affermazione che i pensieri fossero piu' veloci della luce ( e un'intuizione allora a che velocità viaggia?), nel regno di Albedo si può essere sommersi da troppi segnali. Questo pericolo è come una danza sull'orlo dell'abisso...pazzia e illuminazione ballano un tango che ci può portare o dall'altra parte o far precipitare...

sabato 7 novembre 2009

Che cos'è l'entusiasmo?


Ieri di nuovo gran riunione per il film. Abbiamo preso questa abitudine, che è come un motore che genera entusiasmo e scopre affinità.
Ovviamente abbiamo bevuto e mangiato...
Poi l'argomento dal film è scivolato sulle abduction e sulle storie di alieni. io ho già detto la mia nel film "La clinica dei sogni" e so di essere in controtendenza sulla rete, cioè per me queste faccende hanno anche un lato positivo...detto questo mi piacerebbe parlare un pò dell'entusiasmo, di quel momento di vera poesia che si crea quando le persone condividono un momento. Non è questa un'epoca di veri entusiasmi, di vera festa quando si crea qualcosa insieme. Di solito sono momenti indotti, in cui si festeggia qualcosa che non appartiene davvero a chi festeggia. I situazionisti avrebbero molto da dire su questi incontri in cui si parla di cose che non si è davvero vissuto ma solo visto, spiato e ricevuto di terza mano.
invece l'entusiasmo è necessario per far cadere i muri interiori che impediscono calore e intimità, e lasciarsi alle spalle nigredo e depressioni, salutari solo in un primo momento...

venerdì 6 novembre 2009

una sola mente cineasta


Vedendo questo film chiunque fa cinema ricorda (piu' che scoprire) che esiste una sola mente, una sorta di campo unificato, come piace dire a Lynch.
Tante volte su questo blog abbiamo scritto che è molto importante per i cineasti ADESSO studiare lavorare su Jung, come fu importante Freud prima della seconda guerra mondiale.
Poi se uno ha un temperamento intellettuale, lo so, difficilmente riesce, in un falso orgoglio, ad accettare il fatto che le proprie idee, immagini, non sono sue ma possono anche essere di qualcun altro.
A quel punto però gli si può ricordare che se esiste una mente che ci sogna tutti c'è anche un corpo!

lunedì 2 novembre 2009

Lavorando sugli archetipi come un matto straccione


Lavorare sugli archetipi prescinde dal budget. Lucas ha provato a replicare piu' di una volta quello che ha fatto con guerre stellari ma ha toppato (con stile ma ha toppato).
Arrivano Joe D'Amato e Claudio Fragasso e con due lire due girano un super cult che la gente non riesce a smettere di guardare. Questo per dire che dopo la nigredo viene albedo e che si lascia il mondo sotterraneo con questa perla. Per una volta gli gnomi sono stati generosi (Paracelso diceva: fate attenzione!).

giovedì 29 ottobre 2009

Quando si prepara un film...


Preparando un film nuovo, a volte, si ha davvero l'impressione di entrare nell'albergo di Fulci. Ci sono state già delle storie e queste storie sono come le fondamenta su cui si deve lavorare...
tutto è decadente e fradicio di pensieri e immagini, humus che deve far lievitare la nostra inesperienza.
Dove bisogna andare?
Fino a che punto spingere quello che si agita nelle menti di chi progetta un film? Perchè comunque tutto affonda nell'aldilà che contiene milioni di altre esperienze e tutto quello che non giriamo sembrerà piu' un corpo dagli occhi bianchi piuttosto che l'aereo in fondo al mare di Fellini.

lunedì 26 ottobre 2009

Nigredo e Coscarelli

Dovendo parlare del processo della nigredo, di cui abbiamo già accennato ,ecco un frammento di un grande film ,"Phantasm" di Coscarelli ,che lavora molto su questo tema. Certo non è per le anime candide, ma è proprio questo il punto. Se non si è lavorato sulla nigredo non si è davvero candidi...anzi vuol dire che abbiamo molti fantasmi nella nostra cantina personale. Fantasmi a cui abbiamo paura a dare voce e volto.

giovedì 22 ottobre 2009

sabato 17 ottobre 2009

Dimostrazioni e illuminazioni (parte seconda)

Come emergono dunque questi mondi dalla mente delle persone e dagli sfigati come registi e pittori che essendo antenne non possono farne a meno?
Dimostrazioni e illuminazioni.
Sul secondo termine c'è un pò di confusione.
Illuminazione non è un traguardo ma un punto di partenza. In teoria (ma anche in pratica) la sequenza giusta è questa: dimostrazioni - illuminazioni - accensioni - trasformazioni. Lo so, stare in questo modo in un laboratorio alchemico è un casino ma bisogna pur faticare.
L'immagine che emerge dal profondo, dagli archetipi che bussano alla porta del cranio sono solo dimostrazioni.
Non sono il prodotto finale...sono solo il primo velo. Ricordate lo strip di Salomè? Bene non raccontava che questo. Certo alla fine qualcuno deve pur perdere la razionalità (la testa del Battista) ma ne vale la pena. Perchè le dimostrazioni sono un frutto dei pensieri, non sono ancora intuizioni.
I pensieri sono dunque molto materiali, fangosi, pesanti.

venerdì 16 ottobre 2009

Dimostrazioni e illuminazioni (parte prima)

A proposito di immagini...qualche tempo fa mentre parlavo con Raul Ruiz lui piglia e mi fa: "Secondo te perchè la maggior parte dei registi impazzisce?"
La risposta è la stessa di allora. Lavorare sulle immagini ti può portare a questo stato se le immagini che tiri fuori non corrispondono a quelle che si agitano nel profondo. Può sembrare una risposta un pò così, ma qualunque psicologo che vale la sua laurea può confermare. Ogni persona lavora sulle proprie immagini che sono un modo per gli archetipi che lo abitano, di esistere. In genere alle persone diciamo comuni basta poco. Ma un regista (come un pittore) è un pò come un'antenna. Immagini e personaggi bussano nel suo cranio perchè vogliono uscire a prendere una boccata d'aria.
Nel caso di un regista le immagini che propone al mondo possono essere frutto di un compromesso.
Questa cosa può essere controproducente.
Può, cioè, generare follia.
Anzi, la genera di sicuro...

lunedì 5 ottobre 2009

Tarantino alchimista

Dopo aver visto l'ultimo bellissimo film di Tarantino, viene quasi spontaneo parlarne qui, non solo come cinema ma anche come alchimia.
Non solo per le nuove fusioni di immagini ma anche per come sono state fatte e da chi sono state fatte. In un mondo come quello del cinema che a volte sembra limitato ( nel senso di idee messe in scena), Tarantino, pur restando fedelissimo a una sua idea di cinema, tira fuori sempre qualcosa di nuovo.
I suoi, aldilà di alcuni "bip" (tipo la scena dei piedi) sono film molto diversi l'uno dall'altro. Questo perchè riesce a restare nel suo territorio accogliendo i visitatori di altri mondi.
Per essere davvero chiari: lascia quasi spiazzati la stima che si riserva in questo film a John Ford e Cimino se si guarda al primo capitolo, poi la scena della taverna è piu' Castellari di Castellari, piu' della presa del titolo o di altri spunti.
Non solo il famoso gioco alto/basso. Ma proprio questo ragionamento: io vado sempre in quella direzione, ma se trovo qualcosa di opposto o che non centra un cazzo se è buono lo prendo e in questo modo non nuoto mai nella stessa pozzanghera.

giovedì 1 ottobre 2009

Altri mondi dietro casa

Oggi parlavo al telefono con l'amico Luciano (che è stato uno degli organizzatori del Facefestival) riguardo al nuovo film.
Per me si deve girare ai Caraibi o un posto simile.
Non per altro: è un giallo un pò particolare ed è difficilmente credibile in una città di provincia, visto che la protagonista si sveglia con un vuoto di memoria da paura.
Qua appena esci di casa tutti ti ricordano chi sei. O quantomeno chi dovresti essere. Quello che gli altri pensano di te.
Ci avete mai pensato?
Avete mai pensato a cosa pensano di voi gli altri o quanto peso date a quello che gli altri pensano di voi? Un mio altro amico, Enzo, dice che è una cosa folle, che si augura di non provare mai. Quella, appunto, di svegliarsi e di ricordarsi solo il suo nome.
Per il resto Tabula rasa.
Al solo pensiero mi passa la voglia di dormire, mi ha detto.

mercoledì 30 settembre 2009

Ispirazione e compimento

Quando si lavora a qualcosa di creativo ecco che vi sono due fasi che occorre conoscere per non finire a gambe all'aria.
Una è tutta interna.
E' un mondo di fantasie, cose incompiute, sogni, figure, ombre e ricordi.
Una è tutta esterna.
E' la cristallizzazione della materia. In questo passaggio avvertiamo che una cosa nata in quel mondo oscuro, quando vede la luce ci ha cambiato ed è molto diversa da come in un primo momento era stata immaginata. E' il lavoro sulla materia e su come siamo noi.
L'importante è conservare il contenuto di quella idea.
Su questo la mente deve essere ferma e non vacillare. Si tratta ovviamente di non avere fretta, ma di coltivare quel mondo così evanescente. E' proprio in quel mondo, dove siamo finiti, che ci porta di nuovo alla luce e ci fa scoprire cose nuove che hanno il cuore caldo di quelle prime ombre che avevamo visto all'inizio del cammino.

lunedì 28 settembre 2009

Un film dentro un film

Per chi come me passa il tempo a vedere cinema (e a farne) capita a volte una situazione un pò curiosa, soprattutto adesso che sto preparando il nuovo film.
Capita a volte di vedere dentro un film che sto guardando, immagini del film che sto preparando. badate bene.
Non tanto una scena da copiare od omaggiare, quella è un'altra cosa. Si tratta proprio di scorgere come delle figure. delle foto. dei momenti che sembrano appartenere a questo film che vuole nascere e che sono sepolti dentro il film che invece è vivo e che stiamo guardando. E' quasi come una cosa generazionale.
a volte scorgiamo nel viso dei figli l'ombra dei genitori e nei figli i figli che possono ancora nascere e che forse stanno lottando per nascere.
Ovviamente in questo caso non si tratta di avere una sola coppia di genitori. Un film è figlio di cento coppie di genitori.
Infatti questo fiume carsico a volte emerge in un momento di un film e poi emerge (nell'inquadratura successiva) in un altro film!

mercoledì 16 settembre 2009

Altre due proiezioni di Agathopedia

Eccoci con un'altra bella novità riguardo il film di Ruiz.
Questa volta tocca a Procida, dove tra il 24 e il 28 settembre si terrà il consueto festival, un pò filosofico con Enrico Ghezzi al timone...
In questo contesto Agathopedia sarà proiettato il 25 e il 27. Se date un'occhiata al programma magari beccate gli orari giusti, a me le informazioni arrivano un pò a spizzichi e bocconi. E' comunque molto interessante il percorso che questo film sta facendo e ancora in serbo vi sono un paio di sorprese che non è giusto svelare anzitempo.
Magari finisco su una barca, il che, dopo tutto quello che è stato scritto su Moby Dick suona un pò strano.
Dopo tutta questa letteratura (che comunque ha il suo scopo, ne riparleremo nei prossimi mesi), fra un pò si torna a parlare di cinema.
Con il mio gruppo sto preparando il nuovo film che sarà come una versione low budget di Transformers. Cioè non ci saranno i robot e cose simili, ma il mutamento oh quello si che si vedrà!

mercoledì 9 settembre 2009

Moby Dick (131-135)

Eccoci dunque alla fine di questo libro meraviglioso.
Certo, è facile dirlo, ma credo che ci sia una grossa differenza nel dire cose simili solo perchè così "si dice" rispetto a quando si è fatta l'esperienza. E' uno dei mali dell'occidente e traspare molto bene in questo libro che è metaforicissimo, pur affogando in mezzo a una marea di dettagli realistici. Ma molta filosofia dimentica Moby Dick. Cioè scrive libri non avendo fatto l'esperienza ma riassumendo l'esperienza di altri.
Invece ogni filosofo dovrebbe fare un pò come gli iniziati: ripercorrere l'esperienza già fatta da altri, anche se poi si finisce per dire una cosa a suo modo scontata. certo che Moby Dick è un capolavoro...ma provate ad ascoltare questa stessa frase detta da uno che l'ha letto solo su un'antologia, rispetto a uno che il libro se l'è sudato! Noterete che vi è proprio una differenza di intonazione. Nel primo caso la frase suona falsa, nella seconda suona vera. Proprio perchè nel secondo il corpo ha assorbito l'esperienza.
Dicevamo del finale. MOby Dick appare solo nelle ultime trenta pagine o quasi e fa sfracelli. Ovviamente non vi diciamo chi si salva...

martedì 8 settembre 2009

Moby Dick (120-130)

Eccoci nel pieno della follia. Come avevamo già scritto in precedenza, Moby Dick è una sorta di cuore di tenebra...
Achab se ne è reso conto e dà voce a Pip, il componente dell'equipaggio che, accusato di vigliaccheria, impazzì.
Cosi Achab praticamente gli consegna la sua cabina e Pip dà voce a un altro monologo memorabile, di cui, in verità, Moby Dick è zeppo.
Forse è questa la vera differenza con Shakespeare. Il bardo tocca tutti i punti, dialogo a tre compreso e lì trovi memorabili battute.
A lui basta un cenno e subito parte il dramma. Qui invece grandi scambi non ve ne sono mai stati ma sempre questa sorta di "polifonia a voce sola".
Achab, ormai impazzito, rifiuta di aiutare il comandante della "Rachele" (ha perso un figlio proprio a causa di Moby Dick) e si tuffa in una sorta di meditazione negromantica, frutto malato dell'illuminazione prematura che ha subito.
Alla fine ormai non mancano che poche pagine.

lunedì 7 settembre 2009

Moby Dick (116-120)

Al momento della verità, ecco che la vera natura degli accordi viene fuori. Dopo una bella caccia di quattro balene, i nostri si trovano nel bel mezzo di un tifone, nei mari giapponesi.
Qui Achab tira fuori un monologo da paura nel quale il famoso scontro col sole, già accennato a inizio storia, ha modo di infiammarsi.
E l'equipaggio non ci sta.
L'avevamo detto. Come si possono unire le persone in un progetto? E' il filo rosso del romanzo. Davvero si può pensare di unire le persone in questo modo? Non importa che quando si caccia, si prepara una gamba artificiale o si pulisce una stiva si vada all'unisono. Non è questa la vera unione. La vera unione si consuma con cose che ,da tutti i componenti, vengono riconosciute come piu' grandi di loro.
E' questo che Achab fa finta di non capire.
O comunque non vuole capire. tale è la sua follia, la sua corsa verso l'odio che non vede la veritàpiu' semplice.
e intanto Moby Dick sta per arrivare...

domenica 6 settembre 2009

Moby Dick (111-115)

Anche nel fabbro della nave vi è la potenza del mito e anche in queste pagine ci sono cose...tuttavia oggi mi sono ritrovato per le mani il libro di Lynch sulla meditazione, "In acque profonde", di cui avevo parlato qualche mese fa.
Me ne ero completamente dimenticato e poi plof! Ecco che ritorna quasi a bilanciare l'ira funesta di Achab.
Lo stesso Lynch parla di catturare pesci grossi, sprofondando nella meditazione e nella creatività. Diciamo che Achab sa tenere ben ferma la sua idea e la sa perseguire fino in fondo, senza farsi distrarre dai successi altrui (vedi l'incontro con "Lo Scapolo")...
il libro di Lynch, quindi, adesso, illumina ancora di piu' questa storia potente e fosca. Insomma ogni volta che abbiamo un progetto, un'idea, sappiamo tenere bene a mente questo primo momento? Perchè il processo è lo stesso. Come abbiamo già scritto Achab con la sua balena ha avuto una sorte di illuminazione prematura che lo ha fatto impazzire.
Però la verità del processo rimane.
E si possono catturare pesci ugualmente grandi ma dolci.

sabato 5 settembre 2009

Moby Dick (106-110)

Si torna al vero Achab, quello che ha il suo Prometeo per tirargli su una nuova gamba.
Anche questo piccolo blocco ha le sue caratteristiche forti.
Una cosa davvero molto bella è ricordare che chi parla molto, chi proprio passa il tempo a parlare quasi con se stesso, soprattutto mentre fa le cose lo fa per non addormentarsi.
Insomma Melville/Ismaele la sa davvero lunga. Fateci caso.
Ogni volta che trovate una persona che passa la maggior parte del suo tempo a parlare o comunque non riesce a smettere è perchè...dorme!
Non tanto in senso fisico quanto interiore e sono tutte persone ossessionate dalla praticità. In questo caso parliamo(!) del maestro d'ascia che sta sulla nave e che fa di tutto. Con le dita passa sia a riparare i denti che a costruire bare.
E' una parte anche molto alchemica, visto che Achab con il suo lato oscuro sempre piu' presente è visto come una creatura di fuoco e aria...
In quanto alle bare ecco che è Quiqeg a metterci in allarme, ma anche questo è solo un pretesto per altre cose.

venerdì 4 settembre 2009

Era glaciale 3 e Moby Dick


Ieri sono andato a vedere L'Era glaciale 3, incuriosito dal 3d, e ho avuto una bella sorpresa, una vera coincidenza.
Il personaggio del furetto Buck praticamente ricalcato sul personaggio di Achab. Qui abbiamo questo cacciatore che durante lo scontro con "Rudy" (un coccodrillone bianco che terrorizza il mondo di sotto) perde un occhio.
Da allora pazzo e solo non pensa altro che a vendicarsi.
Persino alla fine, quando ha la possibilità di rinunciare e cambiare vita, basta un richiamo di Rudy e lui torna a combattere questa battaglia infinita. la coincidenza è forte anche col post di ieri, dove appunto si parlava dell'esistenza di Moby Dick prima che il mondo segnato dal tempo abbia avuto inizio. quindi rimando a questo post per un approfondimento. Riguardo al 3d va detto che cambia moltissimo la grammatica della regia e della messa in scena e mi sembra strano che non sia stato molto notato. Forse perchè per il momento sembra solo spettacolo. In realtà, da subito si nota una necessità fortissima di rallentare l'azione, perchè un pp non può essere breve e d'impatto, ma deve avere quasi una forza teatrale in modo che lo spettatore possa avere il tempo di metabolizzarlo.
Ne riparleremo.

giovedì 3 settembre 2009

Moby Dick (101-105)

Si comincia a delineare una certa differenza con Joyce.
In questi paragrafi è tutto piu' chiaro, mano a mano che Melville tesse il suo gioco di ruolo letterario.
Da una parte l'idea di scrivere un grande libro ( e ci riesce!) usando un grande argomento. Questa volta la follia millimetrica di giocatore di rugby letterario porta Melville a esaminare lo scheletro di un leviatano, pur sapendo che le ossa sono la foto del viaggio ma non il viaggio. Tutto ma proprio tutto deve essere scandagliato.
dall'altra. ecco Joyce che scandaglia anche le mattonelle di una città ma non usando come leva un grande argomento.
Li vi è in gioco la giornata di un uomo come tanti, tra un funerale e la serata in un bordello. Qui forse parliamo di un essere che esisteva addirittura prima del tempo.
Terribile questa affermazione di Melville, visto che è proprio lui a scrivere che il tempo nasce con l'uomo.
La balena quindi come creatore del tutto?

mercoledì 2 settembre 2009

Moby Dick (96-100)

La capacità che ha Melville di raccontare le cose piu' spirituali, forgiandole nella quotidianità, è sicuramente pari a quella di Joyce.
In questo caso si parla di reincarnazione.
Non solo quello. Si parla anche di fuoco e follia. Ma il caso della reincarnazione è duro. In pratica si tratta di spiegare il lavoro dell'anima, dalla terra alle alte vette parlando di pulizia del ponte tra la caccia di una balena e l'altra.
Non manca anche il suo humour possente se è vero che Achab e soci incontrano un altro capitano che è stato storpiato da Moby Dick.
In questo caso i due capitani si scambiano informazioni, ma la struttura del libro, di cui abbiamo parlato nel post precedente, non fa virare il libro verso il thriller (ma Moby Dick arriva?), si resta in una sorta di neutralità che permette di leggere questo pezzo mischiato ad altri, se si vuole.
Un'ultima notazione.
Melville qui parla dell'Ecclesiaste come di un testo forgiato nell'acciaio. Per me una bella notazione, visto che L'Ecclesiaste era uno dei miei testi preferiti quando avevo undici-dodici anni.

lunedì 31 agosto 2009

Moby Dick (91-95)

Una delle caratteristiche forti del libro di Melville è che la trama non va seguita in modo pedissequo.
Mi spiego.
Giunti a questo punto del romanzo è chiaro che lo stesso può essere cominciato da qualunque paragrafo. La struttura infatti è fatta in un certo senso "a link". E' una cosa che magari nell'Ulisse di Joyce non è detto che funzioni. Qui invece il meccanismo è perfetto. E' quasi come un gioco di ruolo.
Stabilito insomma che Achab vuole dare la caccia a Moby Dick, che Ismaele è il capo coro, che vi sono altri personaggi notevoli come Stubb e Quiqeg il gioco può cominciare da qualunque paragrafo.
Come si fa?
Si legge un paragrafo o una serie di paragrafi come stiamo facendo noi. Nel momento in cui viene nominato un personaggio o un pezzo della nave, si cerca negli altri paragrafi il pezzo o il personaggio suddetto.
Tant'è la precisione con cui Melville ha scandagliato il suo mondo (alla Frank Herbert, l'autore di Dune).

domenica 30 agosto 2009

Moby Dick (86-90)

E' proprio tutto un mondo che viene esplorato.
Non solo inteso in senso fisico.
Infatti i nostri arrivano addirittura in Malesia e per poco i pirati non li beccano, ma anche per quanto riguarda le balene, Ismaele ci svela altre meraviglie.
forse un primo vero grande insegnamento che fa onore al libro.
Non mi riferisco, ovvio, al fatto che le balene comunichino col mondo esterno usando il linguaggio massonico...su quello si era capito che Ismaele/Melville ha qualcosa da dire se è vero che altri riferimenti a questa cosa sono contenuti nel gioco "pesce legato/pesce libero" che è una sorta di metafora delle due colonne della vera legge.
Insomma non è questo che davvero ci interessa.
Colpisce molto di piu' il vedere i nostri che restano affascinati dal lavoro di squadra delle balene, di come esso spieghi alcuni comportamenti umani e che al centro della caccia che i nostri questa volta attuano addirittura dentro una mandria di balene, al centro di questa stessa mandria, trovino le balene che amoreggiano o curano i cuccioli, come se nei cerchi esterni niente di terribile davvero succeda.

sabato 29 agosto 2009

Moby Dick(81-85)

Continua l'avventura e continua Ismaele a fondere sapientemente azione e riflessioni alte. C'è subito da dire che il pezzo in cui, il nostro eroe(?) si vede in soffitta col fumo che gli esce dalla testa dopo aver bevuto tè e riflettendo su chissà che cosa è da dieci e lode.
Insomma Melville ha decisamente carburato.
La parte relativa all'azione qui poco interessa anche se fa davvero piacere stare sulla nave dopo tanti dettagli e vedere tutte queste cose proprio come se fossimo lì.
Quello che intriga al "secondo livello" è la faccenda della balena che sarebbe il dragone originario e di Perseo come primo baleniere della storia.
Su cosa sia davvero il dragone ci sono migliaia di post su internet, alcuni ovviamente pacchiani altri sofisticati e digeribili davvero da poche teste fumanti.
Però il costringere il lettore a vedere le cose dalla prospettiva del pesce, del mare, piuttosto che delle solite favole ha un suo grande valore.
Altre due cose: uno è l'omaggio all'India, l'altro è la discussione su Giona e il capo di Buona Speranza che davvero ci ricorda il male della religione in America, cioè tutto questo affannarsi sulla lettera delle cose.

venerdì 28 agosto 2009

Moby Dick(76-80)

Prima grande scena di Quiqeg.
In un certo senso ce lo aspettavamo. Questo perchè da subito questo personaggio si è presentato come una sorta di contraltare di Ismaele.
Anche se non è una caccia alla balena ma un salvataggio.
Tutto nasce dallo svuotamento della testa del capodoglio poco prima catturato.
Qui comunque oltre l'avventura si apre un'altra riflessione, tanto è ricco il Moby Dick di spunti! Volendo dare alla balena lo status di re, Melville/Ismaele ci fa ragionare sulla sua testa (con le conseguenze davvero forti in cui interviene Quiqeg!) e sul cervello.
Qual'è il nostro vero cervello?
Alla fine si ritorna ad alcune riflessioni che avevamo fatto quando avevamo trattato gli arcani dei tarocchi in modo particolereggiato.
E' la spina dorsale quello che sorregge davvero un uomo.
Non solo da un punto di vista fisico ma anche spirituale. insomma il fluido, la kundalini che sale è quello che fa di una persona qualcosa di vero, tramite tra cielo e terra.

lunedì 24 agosto 2009

Moby Dick (71-75)

Continuano ad essere pagine molto belle.
Non solo perchè l'avventura prende il volo o perchè continuano ad uscire fuori personaggi pazzeschi come il profeta che pensa di essere... Gabriele!
Tempo fa ebbi la ventura di incontrare Jeremy Rifkin a una conferenza. Il grande economista disse che gli americani sono allo stesso tempo molto lavoratori (quasi quanto i coreani) e molto religiosi. Religiosi, non spirituali, badate bene!
Infatti c'è una bibbia in ogni camera d'albergo e la credenza nell'Anticristo, come persona fisica e già molto sgommante tra noi, molto diffusa.
Questi due aspetti sono molto presenti in Moby Dick (viene quasi da pensare all'altra "balena bianca" della letteratura americana, Phili K. Dick). la cosa che piu' affascina è che Melville è riuscito a costruire in modo graduale un mondo lavorando molto su i dettagli, concentrandosi in modo quasi ossessivo sulle sue passioni, distillando le conoscenze acquisite pagina dopo pagina. Chi riesce a seguire queste cose adesso si trova decisamente in mare aperto pronto a spiccare il volo chissà dove.
Intanto i nostri hanno notizia di un altro "omicidio" di Moby Dick.

domenica 23 agosto 2009

Moby Dick (66-70)

Queste sono dieci pagine molto belle.
Qui si parla del lavoro come di un'avventura.
Un tipo di lavoro molto particolare, visto che si tratta di combattere con i pescecani, tra il sangue e le viscere e di decapitare la balena appena catturata.
Melville/Ismaele tuttavia fa un "lavoro diverso". Non si concentra tanto sullo splatter o l'humour nero che comunque nel libro ci sono.
Forse neanche sulle questioni spirituali, che tanto affollano il libro.
Qui vediamo come ogni cosa su questa terra, anche la piu' misteriosa come la balena (e Melville batte tantissimo su questo) alla fine diventi qualcosa di umile e diventi cibo per gli altri, uomini e belve.
tutto si riduce su questa terra.
E uomini che non sappiamo fino a che punto con un obiettivo comune, sanno andare in sincrono, addirittura cantando insieme e trovando ognuno di essi come una sorta di realizzazione.
Senza dubbio uno dei pezzi piu' belli del Moby Dick.

sabato 22 agosto 2009

Moby Dick (61-65)

Stubb prende una balena ed ecco la prima caccia compiersi.
Achab fa il suo dovere e Ismaele continua a spiegarci le cose.
In realtà va detto che l'equipaggio ha ancora qualche problemuccio. Chiaramente Achab non è riuscito fino in fondo a trasmettere il suo odio per Moby Dick.
Dopo tutto non ha fatto molto.
Per questo Stubb dopo essere stato il protagonista di questa caccia, pasteggia come un bastardo insieme agli squali.
Lui ha i suoi obiettivi.
Insomma riunita la squadra siamo ancora nel campo degli obiettivi personali. Molto probabilmente Ismaele conta di portare a casa la pelle e raccontarlo. Quiqueg vuole farsi onore...e così via fino alla follia di Achab.
Ma per il resto?
Insomma fino a quando si caccia, anche per una questione di sopravvivenza, tutto è calcolato al millimetro e i ruoli sono rispettati. C'è collaborazione e si guarda all'altro.
Ma basterà tutto questo?

venerdì 21 agosto 2009

Moby Dick (56-60)

E' possibile che le acque del diluvio siano i nostri mari?
Che, insomma , si sia ancora in uno scenario da day after?
Così Melville/Ismaele in quest'altro scorcio d'orrore. Non è tanto la visione del calamaro gigante, probabile futuro pasto di Moby Dick ad atterrire quando la consapevolezza che il mare non è il compagno giocoso delle vacanze.
Anzi.
E' una creatura infernale che gioca con la vita e la morte delle persone e che si presenta come una gigantesca tomba agli occhi dell'equipaggio del Pequod.
In questo scenario i silenzi di Achab cominciano ad acquistare un peso pazzesco. Non ci si può muovere in fretta nel mare. Bisogna avere consapevolezza del comando, della responsabilità che comporta un viaggio del genere.
Sappiamo quello che facciamo quando intraprendiamo qualcosa?
Siamo in preda alla speranza o allo sconforto?
Ci agitiamo per nulla?
perchè questi uomini si muovono in modo tutto diverso...

giovedì 20 agosto 2009

Moby Dick (51-55)

A questo punto Melville lavora un pò come in altri libri di altri scrittori, tipo Manoscritto trovato a Saragozza.
Cioè storie dentro altre storie.
Si era già capito che la storia non aveva un avanzamento lineare ma si fratturava in altri mondi. Questo modo di scrivere è utilissimo quando si trattano argomenti alti, proprio perchè i punti di vista altrui (richiamati da questa polifonia) aiutano a capire che non vi può essere un popolo o un'idea o una persona a detenere la verità.
In questo contesto, Ismaele e noi con lui ci chiediamo: vista la prudenza particolare di chi caccia le balene come ci si raduna, che tipo è davvero uno che raccoglie accoliti su qualcosa di particolare come il mare, dove il leviatano non ha una forma determinata e conosciuta? Insomma questi viandanti che alla fine scoprono di non poter essere i padroni del mare, a chi devono fare riferimento?
ecco allora la storia di un ammutinamento e di un'apparizione insieme di Moby Dick che, pagina dopo pagina, diventa sempre piu' terribile...
Per concludere due note a piè pagina.
Pensate allo squalo di Spielberg come aggiornamento di questa storia e voglio ricordare che Ruiz oltre ad essere un regista di storie dentro storie è anche figlio di marinai (e vi consiglio di cercare "il tesoro delle tre corone").

mercoledì 19 agosto 2009

Moby Dick (46-50)

Eccolo Ismaele nel pieno dell'azione, della caccia alle balene ed ecco che pur sembrando tutto molto pericoloso siamo nella calma, nella schermaglia tra le parti.
Mi spiego.
Dopo tanto ragionare, ecco un pò di movimento.
Achab in piena follia ha ovviamente la sua lucidità e così si occupa del suo mestiere e cioè guidare una vera caccia alle balene.
ne becchiamo una. C'è subito il colpo di scena, con cinque figuri giallo tigre che cacciano con Achab in persona.
Uomini che l'equipaggio non ha ancora visto.
Ismaele qui è come noi. L'uomo che non ha esperienza, appena salito sulla nave e per questo deve saper seguire persone lucide, calme, che non perdono la testa. Con lui c'è Starbuck. Ma questi sembra audace nella caccia. Almeno ad Ismaele. E invece il primo scontro è solo uno scambio di colpi. Quelli già esperti è come se non si fossero neanche riscaldati.
Moby Dick è ancora lontana.
In realtà solo la sua mente è stata travolta dagli impulsi della paura e dell'inesperienza.

martedì 18 agosto 2009

Moby Dick (41-45)

Torna Ismaele a far sentire la sua voce e ci tiene a dirlo.
Nel coro dei marinai ecco chi ha cominciato a narrarci questa storia. Melville torna a fare il giocatore di rugby ed ecco che spiega un pò chi è davvero Moby dick. Lo fa alla sua maniera: spiegando quanto siano tosti i capodogli e poi svettando sul metafisico.
la gobba bianca del mostro è come una sorta di replica della leggendaria piramide bianca cinese (forse la madre di tutte le piramidi) di cui che spesse volte i cinesi hanno negato l'esistenza. In piu' Moby Dick è ubiquo forse immortale e nella sua vastità ricorda un altro mito: l'isola di Atlantide che affiora e sparisce (mito di cui si è impadronito il TELEFILM LOST) E CHE NON SEGUE LE ROTTE CONOSCIUTE.
Anche Daumal nel monte analogo scrive di queste cose. Insomma molta carne al fuoco (ci siamo anche noi col tema del bianco nel Cuore del cielo) e forse un tema davvero forte: a quale forze della natura ci congiungiamo in matrimonio. Perchè alcune di queste forze sono fuori dal ciclo nascita-morte, limite principale dell'essere umano. Sono forze dunque che non ci fanno percepire la reale bellezza della vita e che portando all'illuminazione prematura hanno come unico traguardo la follia.

lunedì 17 agosto 2009

Moby Dick (36-40)

Ecco che Achab parla e parla di Moby Dick.
Con dei pezzi alla Shakespeare (e in questo Melville anticipa Joyce) si entra nel vivo.
Si mostra l'ossessione di Achab, Moby Dick, la balena bianca che in molti hanno provato a far fuori.
La balena che ha reso Achab uno storpio.
Due le cose belle di questa parte del romanzo. Ismaele come voce narrante è sparito e il romanzo acquista una coloritura polifonica.
Poi una delle frasi piu' belle della letteratura: colpirei il sole se mi offendesse. Capiamo che cosa tormenta Achab.
Non è tanto la sfida con un mostruoso leviatano. Quanto l'incapacita dell'essere umano, a volte, nel soffrire i limiti.
I limiti servono. se non ci fossero i limiti, l'uomo sarebbe puro potenziale e non crescerebbe mai.
Achab questo non lo sopporta.
Starbuck lo sa e si tormenta...

lunedì 10 agosto 2009

Moby Dick (31-35)

Melville continua a scrivere come un giocatore di rugby.
Per avanzare, arretra.
Volete sapere com'è una focena o una balena gialla?
Eccovi serviti.
Volete cominciare a capire i rapporti formali tra Achab e la ciurma?
Ecco qua.
E' importante il tipo che avvista le balene?
ve lo diciamo noi.
Di solito questa parte un pò ostica fa sbuffare questo e quello. il problema è che queste cose servono a dare molta concretezza a un romanzo che, già si era capito, tocca temi astratti e si prepara ad essere il viaggio nella mente di un uomo. Quindi è importante che si salga su questa nave LETTERALMENTE come se facessimo parte della ciurma. E' un invito proprio a seguire Achab. Tutti questi dettagli servono a capire come Achab li ha riuniti, il grado di fiducia che ha in essi.
Perchè sta per arrivare il giorno in cui si dovrà render conto di questa fiducia...questa sorta di sciacquettio cambierà e saremo nei casini fino al collo.
Allora, siete saliti?

sabato 8 agosto 2009

Quarta proiezione del duende

Alla fine è stata una bella serata.
Si è trattato praticamente di proiettare El Duende in un ex fortino militare e nel frattempo leggere i tarocchi agli spettatori stessi del film.
In pratica il film accompagnava le letture e in alcuni momenti sembrava che intervenisse nelle stesse visto che alcuni spezzoni si sincronizzavano con le richieste degli spettatori.
Sono stato in una celletta dalle 21.30 alle 01.30 con una bottiglietta d'acqua e basta, quasi come un monaco. Quelli del facefestival hanno fatto tantissimo con poco e sarebbe davvero un peccato se fossero allontanati da ecolandia e confinati in altri spazi...
io sono stato lì solo un giorno ma mi è parso il tutto molto vivo.
Oltre al Duende e ad Ecstasi di Orazio (cui avevo accennato nell'altro post) vi sono stati concerti, mostre fotografiche , installazioni e performance teatrali.
Il tutto in un'atmosfera frizzante e per niente imbalsamata.
Non mi sembra poco.

giovedì 6 agosto 2009

El Duende al facefestival

Piccola interruzione delle puntate su Moby Dick.
Luciano Pensabene mi ha invitato a nome del facefestival domani ad Ecolandia (RC).
Porterò El Duende e i tarocchi per una performance che si preannuncia interessante. Infatti molto probabilmente faremo vedere degli spezzoni del duende (ormai caldissimo nelle sue previsioni di piu' di un'anno fa) e su quello lavoreremo su una sorta di conferenza su i tarocchi.
A me piacerebbe tantissimo rifare le letture sulle prime pagine dei giornali di domani, quasi una sorta di El Duende 2, sempre piu' interattivo con le vite degli altri, ma Luciano mi ha pregato di tenermi elastico sul tema, in modo da essere davvero sorprendente.
Con me ci sarà anche Orazio Garofalo, montatore e attore della Casa di Luce, anche lui con una cosa forte, di cui poi parleremo nel prossimo post.
Il consiglio che vi dò è di dare prima un'occhiata a www.facefestival.org per il resto del programma e poi di fare una capatina domani per tutte le sorprese.
Gli altri leggeranno la cronaca su questo blog.

martedì 4 agosto 2009

Moby Dick (26-30)

Stabilita quindi la diversità del Pequod rispetto alle altre baleniere, ecco che conosciamo le altre menti dell'equipaggio come Starbuck e Stubb.
Si tratta di persone di valore. Starbuck addirittura è presentato come un condensato d'uomo. Persone sveglie che devono affrontare, insieme ad Achab il suo personale viaggio nel cuore di tenebra.
Quando si fa qualcosa di importante è sempre buono circondarsi di persone di valore. Sembra una frase fatta ma se ci guardiamo attorno non è così.
Quante volte avete notato che persone desiderose del comando, pur di conservarlo si circondano di mediocri e lecchini?
Achab invece non è così. Sempre piu' enigmatico e tenebroso, addirittura scostante, comunque affronta LA SUA AVVENTURA con persone di un certo smalto. Non solo, ma con il suo comportamento sembra capace di tirar fuori il sangue dalle rape e di vedere molto oltre l'orizzonte. Anzi, la sua presentazione fa spiccar ancor di piu' le qualità degli uomini suddetti, così come il Pequod rende onore a tutte le altre baleniere.

lunedì 3 agosto 2009

Moby Dick (21-25)

Con Achab che ancora non si fa vedere, Ismaele e Quiqueg si imbarcano e partono insieme gli altri. Melville rallenta e con la scusa di parlare un pò del mestiere di Baleniere compie una digressione che, paradosso vincente, irrobustisce la narrazione.
Bilard e Peleg si occupano della partenza e ancora una volta humour, humour che rende tutto piu' nero e misterioso.
Tutto questo nero per far brillare la luce dei balenieri.
Se è vero che grazie ad essi chi viene incoronato ha il suo olio e che grazie alla loro caccia le persone possono vedere nel buio, eccolo il gioco di Melville.
Su questa nave vi sono le persone piu' diverse e molte di loro non valgono un soldo bucato. Ma vi è sincerita nel loro cacciare, il loro cacciare è qualcosa di nobile e vivo perchè grazie a loro, grazie alla loro azione sul mare aperto, scopriamo che l'azione dell'uomo può davvero agire fino alle grandi distanze, fino a toccare tutti dal piu' nobile al piu' stupido.
E' vero, la nave su cui sono imbarcati adesso sembra avere strani progetti, ma qui si parla anche di tutte le volte che una baleniera è partita per la caccia e molte di queste volte l'umanità ne ha tratto grande beneficio.

sabato 1 agosto 2009

Moby Dick (16-20)

Si prepara la grande avventura.
Su consiglio degli dei, Quiqueg fa scegliere ad Ismaele la baleniera su cui imbarcarsi.
E' il "pequod". Qualcosa che ricorda il dio Pan, come suggerisce tra le righe lo stesso Melville. Ancora una volta l'atmosfera oscilla tra umorismo sfrenato e presagi di grande oscurità.
Ismaele continua a non voler vedere, a tuffarsi nelle cose alla cieca, senza ascoltare un minimo di voce interiore, mentre Quiqueg sta praticamente un giorno in meditazione.
Ecco Achab o comunque si parla molto di lui e noi cominciamo a farcene un'idea. Sembra una persona feroce e risoluta, un dittatore di valore se vogliamo.
Eppure questo non rassicura Ismaele. Tutta questa parte ha comunque il suo punto di forza nell'assunzione di Ismaele che sembra che praticamente firmi un patto col diavolo (quacchero?). E' chiaro che questa non è una semplice caccia alle balene, un viaggio come gli altri. Qui si chiamano a raccolta forze religiose. Solo Ismaele non se ne rende conto, dibattendosi nella sua coscienza, non avendo un valore certo, un sacrificio da fare, una famiglia, un mondo a cui fare riferimento.

venerdì 31 luglio 2009

Moby Dick (11-15)

E' il personaggio di Quiqueg a tenere banco, adesso.
La sua storia, quella di un guerriero ora re ora sacerdote fa in modo che Moby Dick comincia prendere aria, diventando così un romanzo "caldo", dove l'avventura è di casa.
Chissà che impressione fece ai lettori italiani questa svolta quando il romanzo fu pubblicato per la prima volta...
Quello che è certo è che Melville lavora ai fianchi del lettore per far si che non sia mai sicuro di nulla in modo che sia ogni volta costretto a rivedere la propria prospettiva. Quiqueg è una sorta di extraterrestre che cala sulla Terra chiedendosi ogni volta: perchè?
Lo stesso Ismaele se ne rende conto e si mette da parte, acquista distacco (lui all'inizio così musone) e vede meglio. Ascende. Non solo, si mette d'accordo con Quiqueg, per andare insieme verso l'ignoto, diventare cacciatore di balene, dopo essere stato un semplice marinaio mercantile. In questo modo Ismaele smette di guardare con i paraocchi e comincia a lavorare per la scoperta della verità su se stesso (Moby Dick è un vero giallo metafisico dove il colpevole è il lettore). Questa cosa funziona a specchio, perche anche lo stesso Quiqueg è in viaggio per questo motivo (non è insomma un maestro).

giovedì 30 luglio 2009

Moby Dick (6-10)

Questo tema viene ripreso da Melville e sviluppato nelle pagine successive, con la storia di Giona, raccontata, in modo umoristico e profondo allo stesso tempo, da Padre Mapple.
Giona è un gran testo che è stato scandagliato in tutti i modi.
Qui Ismaele ha modo di risentirla e farla sua, ancora una volta, insieme ad altri fedeli.
E' quel modo di unire i cuori di cui parlavamo nel post precedente. E a tutti questi cuori che si ritrovano uniti nel dolore e nella morte, Padre Mapple con sagacia li porta alla gioia con una riflessione semplice semplice:chi si allontana dalla strada della ragione trova spine lungo il cammino...
e nel momento in cui non si riprende il cammino della propria via, anzi, si affronta il pericolo con faccia tosta, come se non ci riguardasse, come se il lavoro su noi stessi non toccasse a noi e solo a noi, ecco che siamo inghiottiti in abissi profondi dove abbiamo occasione di prendere coscienza di chi siamo davvero.
Ismaele capisce la lezione e sempre sotto il segno dello humor decide di aprirsi a colui che, per uno scherzo,lo aveva terrorizzato la notte precedente.

mercoledì 29 luglio 2009

Moby Dick (1-5)

Comincia in una fredda notte, Moby Dick.
Una di quelle notti che gela tutto, dove le taverne piu' povere non hanno fuoco per riscaldare gli avventori.
Eccolo Ismaele, con i piedi gelati, senza soldi, che mangia gnocchi e divide il letto con un ramponiere che è tutto un programma...
Acqua e meditazione vanno insieme, dice Ismaele.
Come far sorgere nei cuori delle persone, emozioni comuni che possono unire anzichè dividere?
Come si supera l'irrigidimento?
L'egoismo, l'isolamento sono cose come il freddo, che tendono a isolare gli uomini. Va ricordato che su una nave che va per il mare tutti i marinai devono unirsi per il lavoro in comune. E Ismaele è un marinaio non un viaggiatore o un capitano.
Viaggi che durano a lungo, seguendo il flusso del tempo, verso una meta comune. In tutto questo sorge la prima domanda: Ismaele si prende davvero cura di se stesso?
Lui così a contatto con la natura segue i cicli cosmici?

sabato 25 luglio 2009

Iconostasi di Florenskij - conclusione

Centrale in questo ultimo blocco del saggio di Florenskij è la lettera agli Efesini.
Solo lo spirito è in grado di cambiare il mondo.
La Terra allora è partecipe della forza creatrice del Cielo e quindi plasma e realizza gli esseri viventi.
Allora cos'è davvero l'Etica?
Quando si scopre in altri qualcosa di buono bisogna imitarlo e così si assimila tutto quello che di buono vi è sulla Terra.
Mentre se si scopre qualcosa di male in se stessi bisogna disfarsene. Questo comporta un'apertura della persona. Tale apertura fa sì che la cosa ambita arrivi da sè per necessità della legge naturale.
Se tutto questo viene fatto in piena armonia con le leggi del cosmo (che l'autore di Icone deve conoscere alla grande), niente può ostacolarlo. Questo ovviamente non deve capovolgersi in presunzione perchè si è stati fortunati. Solo in questo modo quello che l'artista ha realizzato acquista un reale significato agli OCCHI di Dio e del mondo. Un'altra caratteristica dell'artista è che tutto questo lavoro non venga fatto sulla base di calcoli opportunistici ma in virtu' di una salda necessità interiore.

venerdì 24 luglio 2009

Iconostasi di Florenskij - cinque

La grandezza di quello che l'artista crea deve essere bilanciato dalla giustizia. Cioè l'artista non deve mai smettere di chiedersi: "E' giusto quello che faccio?"
Anche quando lavora su un' icona che quasi di natura è diretta verso la grandezza.
Insomma la giustizia non deve degenerare in violenza.
Nell'arte questo è visibile quando l'artista non smette di ripetere:"Io...io...io", soprattutto quando l'artista vive in un tempo dove tutto sembra suggerire una possibile libertà o assenza di regole. In realtà bisogna ritrovare ogni volta l'armonia col cosmo.
Non solo con la parte visibile di esso, ma , soprattutto con quella piu' potente di esso, cioò quella invisibile.
Di qui anche l'indicazione che non solo la potenza ma anche la gioia non deve oltrepassare la misura(vedi quello che Florenskij dice su oro e vesti).
Per finire. solo chi si mantiene aperto, umile, attento ai suggerimenti (l'icona è opera collettiva, sempre) non finirà isolato dal contesto umano.

giovedì 23 luglio 2009

Iconostasi di Florenskij - quattro

Bisogna quindi essere come il sole a mezzogiorno, illuminando ogni cosa sotto il cielo. Chiarezza e movimento devono essere uniti come due fratelli in una sola mano. Solo in questo modo si può creare un'opera che segni in modo duraturo l'epoca in cui si vive (e magari anche le successive...).
Queste due qualità le ritroviamo nella mano dell'artista che gioca con la superficie su cui deve lavorare.
Florenskij addirittura ci spinge a ragionare sulle stranezze di un'espressione come "stampare su carta".
Bisogna quindi comprendere quali sono LE ESIGENZE DEL TEMPO IN CUI VIVIAMO e agire di conseguenza. L'artista deve considerare il suo dovere piu' da vicino e direttamente di quanto facciano gli altri uomini a che se a causa di ciò il suo comportamento potrà sembrare meschino. Al contrario se non si vuole scadere nel servilismo deve capire quali sono i rapporti in gioco. Per questo bisogna guardare alla tradizione e prestare attenzione anche al piu' stupido dei dettagli. Volendo giocare già qui, si potrebbe dire che varrebbe la pena proiettare uno degli ultimi Straub (da "Sicilia" in poi, ad esempio) piu' sulle pareti di uno quei duomi austeri piuttosto che nelle sale e gli hard piu' scarsi, magari girati in un alberghetto in un paio d'ore, su un lenzuolo appeso al vento con un paio di mollette. Questo già sarebbe coerenza...

mercoledì 22 luglio 2009

Iconostasi di Florenskij - tre

Ma su quali basi si arriva a intravedere la "verità"?
Com'è possibile, insomma, che l'arte sia lo splendore del vero?
Riuscire a contemplare il senso divino del divenire cosmico dona a colui che è chiamato a influire sugli uomini i mezzi per esercitare gli stessi effetti. Per questo vi deve essere rigore nella vita del pittore di Icone.
Perchè le sue opere hanno influenza su chi le contempla. Aprire una finestra del genere è in un certo senso compito di tutti gli artisti e delle loro opere. Tanto piu' è confusa la loro visione, tanto piu' vi sara confusione in chi osserva la loro opera.
Riuscire a scorgere le misteriose leggi della vita e renderle operanti nel proprio cuore. E da lì farle sgorgare anche nel cuore del piu' piccolo degli uomini. Tale è la forza di una vera opera d'arte. Occorre quindi rivolgersi a un maestro. Ammettere l'iniziale inesperienza è un buon inizio. Ovviamente questa disciplina non deve essere durissima per non rovesciarsi nel suo opposto. Si tratta di lavorare sulla propria forza interiore piuttosto che buttarsi a corpo morto sulle cose. Le regole di ciò sono state dette una sola volta tanto tempo fa.

martedì 21 luglio 2009

Iconostasi di Florenskij - due

E così Florenskij insiste. Tutti gli esseri hanno bisogno di essere nutriti dall'alto.
Bisogna saper aspettare.
Bisogna affrontare la scala di Giacobbe.
Questa scala si può visualizzare dalla visione a strati dell'edificio della chiesa stessa. Ecco che l'altare è il luogo dell'invisibile da cui proviene la luce.
Ecco i testimoni di tutto ciò: gli angeli e i santi. Testimoni che come "una nebbia" possono preannunciare la pioggia divina.
Ora questa attesa dell'uomo non è un vano sperare. Bisogna avere la certezza interiore di poter vedere la luce.
Per prima cosa bisogna affrontare i pericoli. Ma quali sono questi pericoli? I pericoli sono dati dal fatto che il nostro sguardo resti offuscato.
Lo sguardo è offuscato perchè ha timore di non poter vedere il cuore stesso delle cose. Non si è sinceri. Si mente a se stessi. Mentendo a se stessi si aprono le porte al male. Ma se si guardano le cose per come sono, senza inganni o illusioni, DA QUALUNQUE AVVENIMENTO nasce la luce che indica la via per riuscire. E così l'icona è una finestra da cui vedere questa luce.

lunedì 20 luglio 2009

Iconostasi di Florenskij - uno

Come comincia Iconostasi?
La natura di fronte lo spirito. Lo spazio di fronte al tempo.
Persino nel singolo uomo questa dualità è presente nel coesistere dello spirituale e del sensibile.
Se la natura perde la sua qualità di dedizione allo spirito tutto va in rovina.
Florenskij subito lavora su questo.
"Dio creò il Cielo e la Terra"(Gn 1,1). Ci ricorda che "nel nostro intimo viviamo alternativamente nel mondo visibile e in quello invisibile".
L'uomo è parte di entrambi.
E' il mediatore tra Cielo e Terra. Bisogna ricordare che la Natura può realizzare gli stimoli dello Spirito proprio perchè è pari ad esso.
Due gradazioni della stessa cosa.
Florenskij scrive che la persona veramente alta si lascia guidare con dedizione dal destino. Così la conquista spirituale si incarna in immagini simboliche, le stesse che rafforzatesi fanno l'opera d'arte.
Così l'arte è un sogno che ha preso corpo.

domenica 12 luglio 2009

I Tarocchi - arcani maggiori - "Il Mondo"


Eccolo l'incontro col divino.
Il matto ha viaggiato e ha riscoperto il suo rapporto col divino.
E' qualcosa di molto forte.
Diciamo che è come una sorgente fosse salita su su fino a sbocciare oltre il nostro cranio.
Di questa scoperta bisogna far partecipe tutti e non rinchiudersi
Ecco cosa dice il Cantico dei Cantici...
"Ho detto:"salirò sulla palma
coglierò i grappoli di datteri;
mi siano i tuoi seni come grappoli d'uva
e il profumo del tuo respiro come di pomi".
Il tuo palato è come vino squisito...
come un nastro di porpora le tue labbra
e la tua bocca soffusa di grazia.
Le tue labbra stillano miele vergine, o sposa,
c'è miele e latte sotto la tua lingua."
La scoperta di noi stessi non può che essere una festa!

sabato 11 luglio 2009

I Tarocchi - arcani maggiori - "Il Giudizio"


Eccoci fin dentro il cranio del matto.
Il matto è riuscito a spogliarsi di tutto e diminuendo il suo ego ecco che incontra qualcosa che non aveva previsto.
Abbiamo già parlato altre volte di questa cosa, di questa legge, di questo meccanismo che a prima vista sembra assolutamente folle.
La persona non ha paura della morte.
Ha paura della solitudine e di fare questo viaggio da sola. Eppure affrontando questo viaggio scopre qualcosa che non aveva immaginato.
Qualcosa che a prima vista generava diffidenza.
Diffidenza perchè per prima cosa non ci si conosce davvero.
Solo chi è assolutamente sicuro di sè non può intraprendere il viaggio del matto, questo viaggio che termina nella fuori uscita dal cranio stesso, la matrice che è un incredibile mosaico di ossa. Così si scopre che non si è mai stati soli.
E che chi ci ama non era chi immaginavamo...

venerdì 10 luglio 2009

I tarocchi - arcani maggiori - "Il sole"


Eccoci giunti al cuore del cielo. Per meglio dire, visto il viaggio che stiamo facendo, al centro della persona.
Questo arcano, in questo blog, è stato già un pò trattato visto che sia in "El Duende" (dove si parlava della setta del LOTO ROSSO) che ne "Il cuore del cielo" (dove per l'appunto tutta la storia era in un certo senso concentrata in questa carta)...
adesso bisogna trattarlo secondo l'ottica di questo viaggio e quindi esplorare alcuni aspetti del cuore umano.
Aprire il proprio cuore vuol dire essere disposti ad ascoltare la parte piu' nobile di se stessi. Il cuore è come un centro, un vaso dove tutto deve confluire.
Si dice che lo stolto è tale perchè ha il cuore come un vaso rotto.
Ogni qual volta il matto parte con un progetto ecco che è al cuore che deve rivolgersi.
E ogni volta che siamo coinvolti in qualcosa dobbiamo chiederci non cosa ci guadagniamo ma chi sia o cosa sia il cuore del tutto.
E se questa cosa è senza cuore tanto vale abbandonarla.

giovedì 9 luglio 2009

I tarocchi - arcani maggiori - "La Luna"


Ecco la luna che va di ciclo in ciclo...
proprio questo ci ricorda, per prima cosa, questo arcano. Ogni cosa su questa terra attraversa un ciclo che è un passaggio da uno stato all'altro.
E' come una sorta di legge evidente, perchè ci permette di lavorare sul nostro passato. Nel momento in cui afferriamo questo modo di trasformarsi delle cose, ecco che comprendiamo i cicli della vita ed essi non ci fanno piu' paura.
I polmoni ci ricordano questa cosa. Questa sorta di foresta viva ci ricorda che esiste un flusso che è il flusso divino.
Il grande respiro che tramuta ogni cosa.
Come un vento che soffia e che muta e ogni cosa non è mai uguale a sè stessa.
Com'è il vostro respiro?
Va ricordato che tra un inspirazione e una espirazione vi è una pausa.
Una sorta di momento di silenzio.
Prima che il flusso continui.

mercoledì 8 luglio 2009

I tarocchi - arcani maggiori - "La Stella"


Una delle cose che si sono perse nel tempo è il conoscere le motivazioni profonde di alcuni gesti, che, visti dal lontano passato, assumono un significato ambiguo o ridicolo.
Perchè per esempio i pirati portavano gli orecchini?
Oppure quale collegamento vi può essere tra movimenti come il '68 e la scelta, quasi liberatoria, per alcuni ragazzi, vero e proprio scontro con la famiglia, di portare l'orecchino?
Spesse volte si dice: la moda oppure erano froci...battute così.
In realtà l'orecchio ha molto da dirci lungo il cammino del matto all'interno del suo corpo. L'orecchio, come ci indica il tarocco della Stella, è come una sorte di fonte feconda.
Avere capacità di ascolto, sapersi sintonizzare su vibrazioni davvero sottili è indice che il percorso del matto ha preso decisamente la via della verticalizzazione.
L'orecchio poi è un punto forte per l'agopuntura (chiedete sempre a un bravo agopuntore se è il caso di farsi l'orecchino), perchè da lì si arriva a tutto il corpo umano.
Così si arriva a un punto in cui l'ascolto dell'altro è così raffinato, sottile che ci porta a evidenziare ancora di piu' le nostre potenzialità, ancora sepolte nel nostro mondo interiore.

martedì 7 luglio 2009

I Tarocchi - arcani maggiori - "La Torre"


Siamo arrivati a una dimensione piu' alta dell'essere.
Ci accingiamo a incontrare l'indicibile.
La torre si collega molto al diavolo della carta precedente perchè siamo ancora nella testa. Questa volta dopo il naso tocca a denti e saliva.
Non sembri troppo peregrino questo concentrarsi sulla nostra testa. la testa riunisce in un certo senso tutto il corpo come una sorta di mappa.
In piu' la saliva a prima vista così umile ha una lunga storia...nella meditazione per esempio vi sono delle tecniche che riguardano proprio l'inghiottire saliva.
Oltre all'energia dell'eros, poi in una persona va vista quella relativa del nutrimento.
Come ci nutriamo?
Come sciogliamo i cibi nella nostra bocca? I gesti della vita quotidiana così come un pò tutto il nostro corpo ha un'immensa forza simbolica oltre che un riscontro nel reale, nel pratico. decidere quali cibi inghiottire, come farli digerire dal nostro corpo e usare la saliva per realizzare questi legami evidentemente ci dice qualcosa.
E poi Gesu' non l'ha forse usata per guarire qualcuno?

lunedì 6 luglio 2009

I Tarocchi - arcani maggiori - "Il Diavolo"


Per certi versi qui parliamo di meditazione.
Per meglio dire di qualcosa che è penetrante e va lontano durante la meditazione.
Diciamo che parliamo del nostro naso.
Nella vita di oggi l'olfatto in un certo senso è andato a farsi benedire.
Molti sociologi affermano che l'olfatto non ha piu' molta importanza nelle nostre vite perchè non andiamo a caccia.
Mi si permetta di dissentire.
L'olfatto ha perso importanza perchè la nostra vita manca di eros. Se andiamo a leggere "Il Cantico dei Cantici" noteremo subito le innumerevoli affermazioni riguardo al legame tra eros ed olfatto.
Il naso è legato sia all'eros che all'intuizione, quindi a passaggi elevati della condizione umana. Per questo prima ho parlato di meditazione.
Quando la nostra meditazione comincia ad essere importante ecco che il respiro si fa profondo, i demoni vengono dissolti e il nostro odore acquista caratteristiche che nella nostra cultura riecheggia "L'Odore dei Santi".

sabato 4 luglio 2009

I tarocchi - arcani maggiori - "la Temperanza"


Ecco che a questo punto al matto succede qualcosa.
A furia di lavorare sulla sua vita interiore ecco che si accumulano dei progressi.
Questi progressi traboccano all'esterno.
Questi progressi lo mettono in condizione di elevarsi.
Si apre qualcosa.
E' ancora una volta l'inizio di qualcosa questa apertura.
Inizia una nuova tappa della sua evoluzione.
E' qualcosa che agisce sulle clavicole.
Vi è come un coronamento, in cui l'esterno e l'interno vengono integrati. E' come aver raggiunto un passaggio che permette di poter "giocare" (nel migliore dei modi) con delle forze che vengono constantemente bilanciate.
Questo poter giocare è di tutti.
L'importante è fare il lavoro.
Un lavoro che porta ad elevate dimensioni nuove.

venerdì 3 luglio 2009

I tarocchi - arcani maggiori - "Il senza nome"


Si passa dalla ricerca esteriore a quella interiore...questo succede a un certo momento della nostra vita.

Dopo aver fatto tanti viaggi, ecco che comincia quello interiore.

Quindi oltre al passaggio dall'avere all'essere ecco quello dall'esterno all'interno.

IL tarocco numero tredici secondo lettori molto avveduti come Jodorowsky si chiama "il senza nome" piuttosto che la morte, che è un pò fuorviante come termine.

Segno forte di questa nuova fase della vita è la colonna vertebrale. La colonna vertebrale è la nostra "colonna."

Nel senso che se la nostra colonna non è ben dritta siamo in un certo senso nei guai. Quando si fa meditazione la colonna vertebrale deve essere ben dritta.

Solo in questo modo noi riusciamo ad elevarci e ad avere uno sguardo dall'alto, profondo su ogni aspetto della vita che fino a questo momento abbiamo vissuto. Questo sguardo è necessario perchè se noi sappiamo vedere la nostra vita nei suoi aspetti più nascosti possiamo andare avanti nel nostro viaggio.

giovedì 2 luglio 2009

I Tarocchi - arcani maggiori - "L'Impiccato"


Nel momento in cui si passa dall'avere all'essere, in cui vi è questo passaggio nella vita interiore di una persona, ecco che vi è una crisi.

Questa crisi è dovuta al fatto che bisogna sciogliere vecchi conflitti e attaccamenti.

L'impiccato evoca un tuffo in acque profonde.

Sono quelle acque che ci purificano.

Qualcosa che raffina la nostra carne.

In questo caso la parte del corpo che si presta meglio a queste riflessioni è il pancreas. Pancreas vuol dire ogni carne.

Rapporto strano quello che noi occidentali abbiamo con la carne.

Carne non è solo le guance o una mano.

Carne è quello che riguarda tutta la persona dal punto di vista psicofisico.

Il pancreas ci "permette" di lavorare su ogni aspetto della nostra carne.

Sciogliere tutti i legami fissi, il vecchio.

Questo è l'impiccato.

mercoledì 1 luglio 2009

I tarocchi - arcani maggiori - "la forza"


Una donna controlla una belva come se niente fosse.
Avete mai sentito l'espressione "avere il mostro dentro"?
Si tratta di un'espressione che rimanda a forze che si agitano dentro di noi e he per controllarle bisogna in un certo senso dare loro il giusto spazio, piuttosto che reprimerle...con la forza!
Questo discorso rimanda a uno dei punti piu' importanti del nostro corpo.
L'ombelico.
E' un punto dai grossi significati simbolici.
Di solito l'ombelico rimanda a punti di alta densità energetica.
Anche sulla Terra gli antichi cercavano questi punti che mettevano in contatto forze di grande densità materica con elementi di grande peso spirituale.
Questa comunicazione non deve essere interrotta.
L'ombelico è il segno di un passaggio, di una vera nascita che è avvenuta.
Ora si tratta di puntare sulla luce.
Infatti ognuno di questi punti si eleva e si trasforma in un monte.
Un monte sacro.

martedì 30 giugno 2009

I Tarocchi - arcani maggiori - "La Ruota della Fortuna"


Si può passare a un nuovo ciclo.
Dall'avere all'essere.
Come lo possiamo rappresentare tutto questo?
Cosa può rappresentare il nostro tentativo di dare vita a noi stessi?
Cosa lavora affinchè la nostra paura diventi eros?
Cosa purifica il nostro sangue?
I reni.
I reni sono "molto amati" dalla scienza più raffinata.
Li trovate sia nella medicina cinese che nei versi più segreti della Bibbia.
E' importante ricordare questa cosa.
Quando nasciamo ecco che i reni subito vengono "collegati" alla nostra genitalità. Un esempio stupido ma che può aiutarci a capire, è dato dal fatto che molte persone quando hanno paura e quindi hanno i reni sotto pressione urinano spesso.
Detto questo la ruota ci aiuta a meditare su come purificare noi spessi, come elevare noi stessi in modo da staccarsi dalla dimensione dell'avere.

lunedì 29 giugno 2009

I tarocchi - arcani maggiori - "L'Eremita"


Ecco una persona che ha fegato.

Nel momento in cui è nato qualcosa di nuovo, bisogna avere il coraggio di esplorare queste nuove direzioni.

Esplorare nuove direzioni vuol dire essere solo.

Essere solo vuol dire che si scopre il proprio posto nel mondo.

Un posto che è unico riservato solo a noi, che ci differenzia dagli altri, dai genitori alle persone che amiamo.

Questo vuol dire avere una luce con sè.

Abbiamo accumulato come una scorta di spiritualità che ci permette di affrontare questo viaggio.

Per il corpo è molto importante non accumulare veleni proprio perchè andiamo a colpire il fegato, molto amato da tutte le tradizioni proprio per questo ruolo di filtro.

A seconda di cosa abbiamo come riserva, siamo colmi di qualcosa.

Questo qualcosa di cui siamo colmi ci esprime agli occhi del mondo.

Senza parole.

sabato 27 giugno 2009

Agathopedia alla Milanesiana (intervallo)

Interrompo la lettura dei tarocchi per un momento...giusto per dirvi che domenica vi sarà la proiezione di Agathopedia (di Raoul Ruiz) alla Milanesiana, la pazzesca rassegna (?) che in questi giorni si tiene a Milano, tra premi nobel, Umberto Eco, grandi registi, letteratura e altro...io non ci sarò perchè sto lavorando qui a questa cosa su i tarocchi, però se vi va di vedere il film, allo spazio Oberdan alle 21 andate ( e comunque nel film appaio, sono quello che sbrindella i giornali).
Tra l'altro molti dei temi affrontati in questo blog, nell'ultimo anno e mezzo si trovano concentrati, grazie alle coincidenze in questo film molto libero, di cui tanto abbiamo scritto. L'incontro con Ruiz è stato un incontro molto forte e la possibilità che ho avuto di poter inserire alcune mie immagini, nate dai viaggi per il Mercurion (e quindi le icone bizantine) e lo studio sull'uomo in nero, che ha avuto una sorta di coda nello studio sull'Ulisse di Joyce...vi è anche il tema della fine del mondo, le Apocalissi dei rotoli del mar morto, anche quelli viste non in un'ottica di fine del mondo lugubre e sprezzante della vita, ma come gioco che può rivelarci tanto su di noi e che mai avremmo pensato di sapere se non ci fosse stato questo giocare che è quantistico come minimo...

venerdì 26 giugno 2009

I Tarocchi - arcani maggiori - "la Giustizia"


Eccoci sulle ginocchia della giustizia.

Chi ha le ginocchia forti?

Chi sta riuscendo ad equilibrare i primi flussi, che abbiamo già visto negli arcani precedenti.

Per fare cosa?

la risposta è ovviamente nel prossimo arcano.

Qui bisogna sapere che tutto si gioca su quello che interiormente sta nascendo dentro di noi.

Infatti, come tutti sanno, ogni unione porta dei frutti.

Nell'antichità, la bibbia lo cita, la cosa importante era, quando nasceva un bambino, che questo bambino venisse a contatto con le ginocchia di chi poi lo avrebbe educato.

In questo caso qualcosa sta nascendo, ma non siamo ancora pronti.

Si è consapevoli di aver dato il là a qualcosa.

Ci siamo, quasi.

Ora non si deve avere fretta.

Se le ginocchia sono forti ci sarà una bella nascita.

giovedì 25 giugno 2009

I Tarocchi - arcani maggiori - "Il Carro"


Le spalle dell'uomo sul carro ci dicono tante cose su i suoi obiettivi.

Chi sa tenere sulle proprie spalle, quasi come delle protezioni, le forze già domate può andare avanti.

Si ma come andare avanti?

La vera azione è nella non-azione. Non si tratta infatti di buttarsi a corpo morto nell'avventura.

fare molta attenzione a questo. Di solito quando si prende coscienza ci sono quelli che vorrebbero prendere baracca e burattini e via!

Ma questa è una falsa rivoluzione. Per meglio dire è la rivoluzione dell'elastico: tutto cambia perchè nulla cambi. Qui si tratta di viaggiare sul posto. Se si prende coscienza di qualcosa allora si sa come aspettare. E' un aspettare attivo il giorno in cui si ha fiducia per attivare un vero cambiamento.

Insomma non bisogna scappare da se stessi.

Il viaggio che il matto ha intrapreso (lavorando sul proprio corpo) non è una fuga da se stessi ma un'integrazione.

Non siamo noi che dobbiamo andare verso le cose...

mercoledì 24 giugno 2009

I Tarocchi - arcani maggiori - "L'Innnamorato"


L'incredibile affollamento di questa carta con tutte le relazioni che si mettono in moto è una caratteristica forte dell'innamorato.

Il primo incontro col divino, grazie alla mediazione del papa, permette all'innamorato di provare un certo piacere nel confrontarsi con gli altri.

Ci si ritrova e si ha qualcosa da dire e da sperimentare.

E' un passo importante perchè ognuno di noi ha qualcosa da dare all'altro, e questa è una cosa meno scontata di quel che sembra.

Ovviamente non ci si può crogiolare in quello che si ha appreso. Non è questo il momento. Bisogna andare avanti.

Le cosce dell'innamorato sono qui a dirlo. Il nostro matto (e come l'imperatore anche l'innamorato ha le scarpe rosse) deve scoprire l'intuizione, il femminile, altrimenti resta un incompiuto, nonostante le scoperte di prima.

Se ci si ferma qui saremo come degli zoppi, indecisi in seguito. Quindi senza farsi travolgere da questi piaceri e scoprendo il femminile si va avanti.