Su consiglio degli dei, Quiqueg fa scegliere ad Ismaele la baleniera su cui imbarcarsi.
E' il "pequod". Qualcosa che ricorda il dio Pan, come suggerisce tra le righe lo stesso Melville. Ancora una volta l'atmosfera oscilla tra umorismo sfrenato e presagi di grande oscurità.
Ismaele continua a non voler vedere, a tuffarsi nelle cose alla cieca, senza ascoltare un minimo di voce interiore, mentre Quiqueg sta praticamente un giorno in meditazione.
Ecco Achab o comunque si parla molto di lui e noi cominciamo a farcene un'idea. Sembra una persona feroce e risoluta, un dittatore di valore se vogliamo.
Eppure questo non rassicura Ismaele. Tutta questa parte ha comunque il suo punto di forza nell'assunzione di Ismaele che sembra che praticamente firmi un patto col diavolo (quacchero?). E' chiaro che questa non è una semplice caccia alle balene, un viaggio come gli altri. Qui si chiamano a raccolta forze religiose. Solo Ismaele non se ne rende conto, dibattendosi nella sua coscienza, non avendo un valore certo, un sacrificio da fare, una famiglia, un mondo a cui fare riferimento.
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