venerdì 21 agosto 2009

Moby Dick (56-60)

E' possibile che le acque del diluvio siano i nostri mari?
Che, insomma , si sia ancora in uno scenario da day after?
Così Melville/Ismaele in quest'altro scorcio d'orrore. Non è tanto la visione del calamaro gigante, probabile futuro pasto di Moby Dick ad atterrire quando la consapevolezza che il mare non è il compagno giocoso delle vacanze.
Anzi.
E' una creatura infernale che gioca con la vita e la morte delle persone e che si presenta come una gigantesca tomba agli occhi dell'equipaggio del Pequod.
In questo scenario i silenzi di Achab cominciano ad acquistare un peso pazzesco. Non ci si può muovere in fretta nel mare. Bisogna avere consapevolezza del comando, della responsabilità che comporta un viaggio del genere.
Sappiamo quello che facciamo quando intraprendiamo qualcosa?
Siamo in preda alla speranza o allo sconforto?
Ci agitiamo per nulla?
perchè questi uomini si muovono in modo tutto diverso...

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