lunedì 31 agosto 2009

Moby Dick (91-95)

Una delle caratteristiche forti del libro di Melville è che la trama non va seguita in modo pedissequo.
Mi spiego.
Giunti a questo punto del romanzo è chiaro che lo stesso può essere cominciato da qualunque paragrafo. La struttura infatti è fatta in un certo senso "a link". E' una cosa che magari nell'Ulisse di Joyce non è detto che funzioni. Qui invece il meccanismo è perfetto. E' quasi come un gioco di ruolo.
Stabilito insomma che Achab vuole dare la caccia a Moby Dick, che Ismaele è il capo coro, che vi sono altri personaggi notevoli come Stubb e Quiqeg il gioco può cominciare da qualunque paragrafo.
Come si fa?
Si legge un paragrafo o una serie di paragrafi come stiamo facendo noi. Nel momento in cui viene nominato un personaggio o un pezzo della nave, si cerca negli altri paragrafi il pezzo o il personaggio suddetto.
Tant'è la precisione con cui Melville ha scandagliato il suo mondo (alla Frank Herbert, l'autore di Dune).

domenica 30 agosto 2009

Moby Dick (86-90)

E' proprio tutto un mondo che viene esplorato.
Non solo inteso in senso fisico.
Infatti i nostri arrivano addirittura in Malesia e per poco i pirati non li beccano, ma anche per quanto riguarda le balene, Ismaele ci svela altre meraviglie.
forse un primo vero grande insegnamento che fa onore al libro.
Non mi riferisco, ovvio, al fatto che le balene comunichino col mondo esterno usando il linguaggio massonico...su quello si era capito che Ismaele/Melville ha qualcosa da dire se è vero che altri riferimenti a questa cosa sono contenuti nel gioco "pesce legato/pesce libero" che è una sorta di metafora delle due colonne della vera legge.
Insomma non è questo che davvero ci interessa.
Colpisce molto di piu' il vedere i nostri che restano affascinati dal lavoro di squadra delle balene, di come esso spieghi alcuni comportamenti umani e che al centro della caccia che i nostri questa volta attuano addirittura dentro una mandria di balene, al centro di questa stessa mandria, trovino le balene che amoreggiano o curano i cuccioli, come se nei cerchi esterni niente di terribile davvero succeda.

sabato 29 agosto 2009

Moby Dick(81-85)

Continua l'avventura e continua Ismaele a fondere sapientemente azione e riflessioni alte. C'è subito da dire che il pezzo in cui, il nostro eroe(?) si vede in soffitta col fumo che gli esce dalla testa dopo aver bevuto tè e riflettendo su chissà che cosa è da dieci e lode.
Insomma Melville ha decisamente carburato.
La parte relativa all'azione qui poco interessa anche se fa davvero piacere stare sulla nave dopo tanti dettagli e vedere tutte queste cose proprio come se fossimo lì.
Quello che intriga al "secondo livello" è la faccenda della balena che sarebbe il dragone originario e di Perseo come primo baleniere della storia.
Su cosa sia davvero il dragone ci sono migliaia di post su internet, alcuni ovviamente pacchiani altri sofisticati e digeribili davvero da poche teste fumanti.
Però il costringere il lettore a vedere le cose dalla prospettiva del pesce, del mare, piuttosto che delle solite favole ha un suo grande valore.
Altre due cose: uno è l'omaggio all'India, l'altro è la discussione su Giona e il capo di Buona Speranza che davvero ci ricorda il male della religione in America, cioè tutto questo affannarsi sulla lettera delle cose.

venerdì 28 agosto 2009

Moby Dick(76-80)

Prima grande scena di Quiqeg.
In un certo senso ce lo aspettavamo. Questo perchè da subito questo personaggio si è presentato come una sorta di contraltare di Ismaele.
Anche se non è una caccia alla balena ma un salvataggio.
Tutto nasce dallo svuotamento della testa del capodoglio poco prima catturato.
Qui comunque oltre l'avventura si apre un'altra riflessione, tanto è ricco il Moby Dick di spunti! Volendo dare alla balena lo status di re, Melville/Ismaele ci fa ragionare sulla sua testa (con le conseguenze davvero forti in cui interviene Quiqeg!) e sul cervello.
Qual'è il nostro vero cervello?
Alla fine si ritorna ad alcune riflessioni che avevamo fatto quando avevamo trattato gli arcani dei tarocchi in modo particolereggiato.
E' la spina dorsale quello che sorregge davvero un uomo.
Non solo da un punto di vista fisico ma anche spirituale. insomma il fluido, la kundalini che sale è quello che fa di una persona qualcosa di vero, tramite tra cielo e terra.

lunedì 24 agosto 2009

Moby Dick (71-75)

Continuano ad essere pagine molto belle.
Non solo perchè l'avventura prende il volo o perchè continuano ad uscire fuori personaggi pazzeschi come il profeta che pensa di essere... Gabriele!
Tempo fa ebbi la ventura di incontrare Jeremy Rifkin a una conferenza. Il grande economista disse che gli americani sono allo stesso tempo molto lavoratori (quasi quanto i coreani) e molto religiosi. Religiosi, non spirituali, badate bene!
Infatti c'è una bibbia in ogni camera d'albergo e la credenza nell'Anticristo, come persona fisica e già molto sgommante tra noi, molto diffusa.
Questi due aspetti sono molto presenti in Moby Dick (viene quasi da pensare all'altra "balena bianca" della letteratura americana, Phili K. Dick). la cosa che piu' affascina è che Melville è riuscito a costruire in modo graduale un mondo lavorando molto su i dettagli, concentrandosi in modo quasi ossessivo sulle sue passioni, distillando le conoscenze acquisite pagina dopo pagina. Chi riesce a seguire queste cose adesso si trova decisamente in mare aperto pronto a spiccare il volo chissà dove.
Intanto i nostri hanno notizia di un altro "omicidio" di Moby Dick.

domenica 23 agosto 2009

Moby Dick (66-70)

Queste sono dieci pagine molto belle.
Qui si parla del lavoro come di un'avventura.
Un tipo di lavoro molto particolare, visto che si tratta di combattere con i pescecani, tra il sangue e le viscere e di decapitare la balena appena catturata.
Melville/Ismaele tuttavia fa un "lavoro diverso". Non si concentra tanto sullo splatter o l'humour nero che comunque nel libro ci sono.
Forse neanche sulle questioni spirituali, che tanto affollano il libro.
Qui vediamo come ogni cosa su questa terra, anche la piu' misteriosa come la balena (e Melville batte tantissimo su questo) alla fine diventi qualcosa di umile e diventi cibo per gli altri, uomini e belve.
tutto si riduce su questa terra.
E uomini che non sappiamo fino a che punto con un obiettivo comune, sanno andare in sincrono, addirittura cantando insieme e trovando ognuno di essi come una sorta di realizzazione.
Senza dubbio uno dei pezzi piu' belli del Moby Dick.

sabato 22 agosto 2009

Moby Dick (61-65)

Stubb prende una balena ed ecco la prima caccia compiersi.
Achab fa il suo dovere e Ismaele continua a spiegarci le cose.
In realtà va detto che l'equipaggio ha ancora qualche problemuccio. Chiaramente Achab non è riuscito fino in fondo a trasmettere il suo odio per Moby Dick.
Dopo tutto non ha fatto molto.
Per questo Stubb dopo essere stato il protagonista di questa caccia, pasteggia come un bastardo insieme agli squali.
Lui ha i suoi obiettivi.
Insomma riunita la squadra siamo ancora nel campo degli obiettivi personali. Molto probabilmente Ismaele conta di portare a casa la pelle e raccontarlo. Quiqueg vuole farsi onore...e così via fino alla follia di Achab.
Ma per il resto?
Insomma fino a quando si caccia, anche per una questione di sopravvivenza, tutto è calcolato al millimetro e i ruoli sono rispettati. C'è collaborazione e si guarda all'altro.
Ma basterà tutto questo?

venerdì 21 agosto 2009

Moby Dick (56-60)

E' possibile che le acque del diluvio siano i nostri mari?
Che, insomma , si sia ancora in uno scenario da day after?
Così Melville/Ismaele in quest'altro scorcio d'orrore. Non è tanto la visione del calamaro gigante, probabile futuro pasto di Moby Dick ad atterrire quando la consapevolezza che il mare non è il compagno giocoso delle vacanze.
Anzi.
E' una creatura infernale che gioca con la vita e la morte delle persone e che si presenta come una gigantesca tomba agli occhi dell'equipaggio del Pequod.
In questo scenario i silenzi di Achab cominciano ad acquistare un peso pazzesco. Non ci si può muovere in fretta nel mare. Bisogna avere consapevolezza del comando, della responsabilità che comporta un viaggio del genere.
Sappiamo quello che facciamo quando intraprendiamo qualcosa?
Siamo in preda alla speranza o allo sconforto?
Ci agitiamo per nulla?
perchè questi uomini si muovono in modo tutto diverso...

giovedì 20 agosto 2009

Moby Dick (51-55)

A questo punto Melville lavora un pò come in altri libri di altri scrittori, tipo Manoscritto trovato a Saragozza.
Cioè storie dentro altre storie.
Si era già capito che la storia non aveva un avanzamento lineare ma si fratturava in altri mondi. Questo modo di scrivere è utilissimo quando si trattano argomenti alti, proprio perchè i punti di vista altrui (richiamati da questa polifonia) aiutano a capire che non vi può essere un popolo o un'idea o una persona a detenere la verità.
In questo contesto, Ismaele e noi con lui ci chiediamo: vista la prudenza particolare di chi caccia le balene come ci si raduna, che tipo è davvero uno che raccoglie accoliti su qualcosa di particolare come il mare, dove il leviatano non ha una forma determinata e conosciuta? Insomma questi viandanti che alla fine scoprono di non poter essere i padroni del mare, a chi devono fare riferimento?
ecco allora la storia di un ammutinamento e di un'apparizione insieme di Moby Dick che, pagina dopo pagina, diventa sempre piu' terribile...
Per concludere due note a piè pagina.
Pensate allo squalo di Spielberg come aggiornamento di questa storia e voglio ricordare che Ruiz oltre ad essere un regista di storie dentro storie è anche figlio di marinai (e vi consiglio di cercare "il tesoro delle tre corone").

mercoledì 19 agosto 2009

Moby Dick (46-50)

Eccolo Ismaele nel pieno dell'azione, della caccia alle balene ed ecco che pur sembrando tutto molto pericoloso siamo nella calma, nella schermaglia tra le parti.
Mi spiego.
Dopo tanto ragionare, ecco un pò di movimento.
Achab in piena follia ha ovviamente la sua lucidità e così si occupa del suo mestiere e cioè guidare una vera caccia alle balene.
ne becchiamo una. C'è subito il colpo di scena, con cinque figuri giallo tigre che cacciano con Achab in persona.
Uomini che l'equipaggio non ha ancora visto.
Ismaele qui è come noi. L'uomo che non ha esperienza, appena salito sulla nave e per questo deve saper seguire persone lucide, calme, che non perdono la testa. Con lui c'è Starbuck. Ma questi sembra audace nella caccia. Almeno ad Ismaele. E invece il primo scontro è solo uno scambio di colpi. Quelli già esperti è come se non si fossero neanche riscaldati.
Moby Dick è ancora lontana.
In realtà solo la sua mente è stata travolta dagli impulsi della paura e dell'inesperienza.

martedì 18 agosto 2009

Moby Dick (41-45)

Torna Ismaele a far sentire la sua voce e ci tiene a dirlo.
Nel coro dei marinai ecco chi ha cominciato a narrarci questa storia. Melville torna a fare il giocatore di rugby ed ecco che spiega un pò chi è davvero Moby dick. Lo fa alla sua maniera: spiegando quanto siano tosti i capodogli e poi svettando sul metafisico.
la gobba bianca del mostro è come una sorta di replica della leggendaria piramide bianca cinese (forse la madre di tutte le piramidi) di cui che spesse volte i cinesi hanno negato l'esistenza. In piu' Moby Dick è ubiquo forse immortale e nella sua vastità ricorda un altro mito: l'isola di Atlantide che affiora e sparisce (mito di cui si è impadronito il TELEFILM LOST) E CHE NON SEGUE LE ROTTE CONOSCIUTE.
Anche Daumal nel monte analogo scrive di queste cose. Insomma molta carne al fuoco (ci siamo anche noi col tema del bianco nel Cuore del cielo) e forse un tema davvero forte: a quale forze della natura ci congiungiamo in matrimonio. Perchè alcune di queste forze sono fuori dal ciclo nascita-morte, limite principale dell'essere umano. Sono forze dunque che non ci fanno percepire la reale bellezza della vita e che portando all'illuminazione prematura hanno come unico traguardo la follia.

lunedì 17 agosto 2009

Moby Dick (36-40)

Ecco che Achab parla e parla di Moby Dick.
Con dei pezzi alla Shakespeare (e in questo Melville anticipa Joyce) si entra nel vivo.
Si mostra l'ossessione di Achab, Moby Dick, la balena bianca che in molti hanno provato a far fuori.
La balena che ha reso Achab uno storpio.
Due le cose belle di questa parte del romanzo. Ismaele come voce narrante è sparito e il romanzo acquista una coloritura polifonica.
Poi una delle frasi piu' belle della letteratura: colpirei il sole se mi offendesse. Capiamo che cosa tormenta Achab.
Non è tanto la sfida con un mostruoso leviatano. Quanto l'incapacita dell'essere umano, a volte, nel soffrire i limiti.
I limiti servono. se non ci fossero i limiti, l'uomo sarebbe puro potenziale e non crescerebbe mai.
Achab questo non lo sopporta.
Starbuck lo sa e si tormenta...

lunedì 10 agosto 2009

Moby Dick (31-35)

Melville continua a scrivere come un giocatore di rugby.
Per avanzare, arretra.
Volete sapere com'è una focena o una balena gialla?
Eccovi serviti.
Volete cominciare a capire i rapporti formali tra Achab e la ciurma?
Ecco qua.
E' importante il tipo che avvista le balene?
ve lo diciamo noi.
Di solito questa parte un pò ostica fa sbuffare questo e quello. il problema è che queste cose servono a dare molta concretezza a un romanzo che, già si era capito, tocca temi astratti e si prepara ad essere il viaggio nella mente di un uomo. Quindi è importante che si salga su questa nave LETTERALMENTE come se facessimo parte della ciurma. E' un invito proprio a seguire Achab. Tutti questi dettagli servono a capire come Achab li ha riuniti, il grado di fiducia che ha in essi.
Perchè sta per arrivare il giorno in cui si dovrà render conto di questa fiducia...questa sorta di sciacquettio cambierà e saremo nei casini fino al collo.
Allora, siete saliti?

sabato 8 agosto 2009

Quarta proiezione del duende

Alla fine è stata una bella serata.
Si è trattato praticamente di proiettare El Duende in un ex fortino militare e nel frattempo leggere i tarocchi agli spettatori stessi del film.
In pratica il film accompagnava le letture e in alcuni momenti sembrava che intervenisse nelle stesse visto che alcuni spezzoni si sincronizzavano con le richieste degli spettatori.
Sono stato in una celletta dalle 21.30 alle 01.30 con una bottiglietta d'acqua e basta, quasi come un monaco. Quelli del facefestival hanno fatto tantissimo con poco e sarebbe davvero un peccato se fossero allontanati da ecolandia e confinati in altri spazi...
io sono stato lì solo un giorno ma mi è parso il tutto molto vivo.
Oltre al Duende e ad Ecstasi di Orazio (cui avevo accennato nell'altro post) vi sono stati concerti, mostre fotografiche , installazioni e performance teatrali.
Il tutto in un'atmosfera frizzante e per niente imbalsamata.
Non mi sembra poco.

giovedì 6 agosto 2009

El Duende al facefestival

Piccola interruzione delle puntate su Moby Dick.
Luciano Pensabene mi ha invitato a nome del facefestival domani ad Ecolandia (RC).
Porterò El Duende e i tarocchi per una performance che si preannuncia interessante. Infatti molto probabilmente faremo vedere degli spezzoni del duende (ormai caldissimo nelle sue previsioni di piu' di un'anno fa) e su quello lavoreremo su una sorta di conferenza su i tarocchi.
A me piacerebbe tantissimo rifare le letture sulle prime pagine dei giornali di domani, quasi una sorta di El Duende 2, sempre piu' interattivo con le vite degli altri, ma Luciano mi ha pregato di tenermi elastico sul tema, in modo da essere davvero sorprendente.
Con me ci sarà anche Orazio Garofalo, montatore e attore della Casa di Luce, anche lui con una cosa forte, di cui poi parleremo nel prossimo post.
Il consiglio che vi dò è di dare prima un'occhiata a www.facefestival.org per il resto del programma e poi di fare una capatina domani per tutte le sorprese.
Gli altri leggeranno la cronaca su questo blog.

martedì 4 agosto 2009

Moby Dick (26-30)

Stabilita quindi la diversità del Pequod rispetto alle altre baleniere, ecco che conosciamo le altre menti dell'equipaggio come Starbuck e Stubb.
Si tratta di persone di valore. Starbuck addirittura è presentato come un condensato d'uomo. Persone sveglie che devono affrontare, insieme ad Achab il suo personale viaggio nel cuore di tenebra.
Quando si fa qualcosa di importante è sempre buono circondarsi di persone di valore. Sembra una frase fatta ma se ci guardiamo attorno non è così.
Quante volte avete notato che persone desiderose del comando, pur di conservarlo si circondano di mediocri e lecchini?
Achab invece non è così. Sempre piu' enigmatico e tenebroso, addirittura scostante, comunque affronta LA SUA AVVENTURA con persone di un certo smalto. Non solo, ma con il suo comportamento sembra capace di tirar fuori il sangue dalle rape e di vedere molto oltre l'orizzonte. Anzi, la sua presentazione fa spiccar ancor di piu' le qualità degli uomini suddetti, così come il Pequod rende onore a tutte le altre baleniere.

lunedì 3 agosto 2009

Moby Dick (21-25)

Con Achab che ancora non si fa vedere, Ismaele e Quiqueg si imbarcano e partono insieme gli altri. Melville rallenta e con la scusa di parlare un pò del mestiere di Baleniere compie una digressione che, paradosso vincente, irrobustisce la narrazione.
Bilard e Peleg si occupano della partenza e ancora una volta humour, humour che rende tutto piu' nero e misterioso.
Tutto questo nero per far brillare la luce dei balenieri.
Se è vero che grazie ad essi chi viene incoronato ha il suo olio e che grazie alla loro caccia le persone possono vedere nel buio, eccolo il gioco di Melville.
Su questa nave vi sono le persone piu' diverse e molte di loro non valgono un soldo bucato. Ma vi è sincerita nel loro cacciare, il loro cacciare è qualcosa di nobile e vivo perchè grazie a loro, grazie alla loro azione sul mare aperto, scopriamo che l'azione dell'uomo può davvero agire fino alle grandi distanze, fino a toccare tutti dal piu' nobile al piu' stupido.
E' vero, la nave su cui sono imbarcati adesso sembra avere strani progetti, ma qui si parla anche di tutte le volte che una baleniera è partita per la caccia e molte di queste volte l'umanità ne ha tratto grande beneficio.

sabato 1 agosto 2009

Moby Dick (16-20)

Si prepara la grande avventura.
Su consiglio degli dei, Quiqueg fa scegliere ad Ismaele la baleniera su cui imbarcarsi.
E' il "pequod". Qualcosa che ricorda il dio Pan, come suggerisce tra le righe lo stesso Melville. Ancora una volta l'atmosfera oscilla tra umorismo sfrenato e presagi di grande oscurità.
Ismaele continua a non voler vedere, a tuffarsi nelle cose alla cieca, senza ascoltare un minimo di voce interiore, mentre Quiqueg sta praticamente un giorno in meditazione.
Ecco Achab o comunque si parla molto di lui e noi cominciamo a farcene un'idea. Sembra una persona feroce e risoluta, un dittatore di valore se vogliamo.
Eppure questo non rassicura Ismaele. Tutta questa parte ha comunque il suo punto di forza nell'assunzione di Ismaele che sembra che praticamente firmi un patto col diavolo (quacchero?). E' chiaro che questa non è una semplice caccia alle balene, un viaggio come gli altri. Qui si chiamano a raccolta forze religiose. Solo Ismaele non se ne rende conto, dibattendosi nella sua coscienza, non avendo un valore certo, un sacrificio da fare, una famiglia, un mondo a cui fare riferimento.