martedì 29 gennaio 2008

"In to the wild" con chi?

In linea con quanto detto negli ultimi post, segnaliamo l'ultimo film di Sean Penn (da subito autore di immagini forti, in "Indian runner")...qui troviamo un ragazzo che non sa uscire dallo spettacolo di se stesso se non in punto di morte. All'inizio questa persona (realmente esistita, attenzione!) nega importanza ai rapporti umani.
Li brucia.
Lo spettacolo ti porta a questo. Ad avere fretta nel costruire e distruggere i rapporti, negare la necessaria interdipendenza con gli altri, che non è sottomissione o mancanza di personalità. Ma vera conoscenza della natura che ci circonda. Il contrario è SEMPLICE PAURA DEL VUOTO.
Non importa se accumuli beni o esperienze. Il risultato è lo stesso.
Ogni cosa ha il suo tempo. Questo tempo si deve dilatare e restringere secondo tempi propri, che non possono stabilirsi a priori o a capricci, o una libertà che non è qui e adesso, ma in punto molto lontano (nello spazio, nel tempo...).

venerdì 25 gennaio 2008

Il tao e la società dello spettacolo

Così come abbiamo qualità nascoste dentro di noi, i maestri taoisti si nascondevano all'interno di una comunità.
E' un insegnamento forte.
la consapevolezza che all'interno di una comunità vi siano persone apparentemente comuni che danno un imput spinge tutti gli altri a fare il meglio.
Il meglio non inteso come produttività. Il meglio inteso come continuo varcare dei limiti, rapportandosi agli altri e a se stessi.
La produttività che conosciamo noi al contrario blocca.
Ecco che arriva "la società dello spettacolo" (ancora Debord? Un pochino si...). Qui è tutto esibito e vi è un odio pazzesco per il segreto, col risultato che solo il potere "tosto" resta occulto.
Una persona è continuamente chiamata ad esibirsi, convinta che solo così esiste. Insomma qualcosa di davvero criminale.
Al contrario dell'armonia (dove tutti esprimendosi anche in direzioni opposte finiscono comunque per ritrovarsi) abbiamo la competizione (dove tutti sono tenuti ad occupare il posto di qualcun altro mai il proprio).
Il segnale forte di questa schifezza è l'esibizione di ciò che si ama, soprattutto di quello.
Al contrario il taoista più o meno spiega: non l'amore che vivi ma i suoi effetti sono evidenti al mondo.
Chiara la differenza?

giovedì 24 gennaio 2008

Il tao (e l'abbondanza)

"Quando yin e yang sono in perfetta armonia, allora si è sulla via del tao", questo grosso modo vuol dire, mostra, una calligrafia di TAO.
Cosa ci vuol dire tutto ciò?
Potenzialità e attività in continua complementarietà.
Potenziale è tutto ciò che dorme in noi che attende un nostro cenno...attivo il suo complementare. Dicevamo dei simboli nei post precedenti.
Cosa dorme in noi, che il simbolo risveglia e vuole tradursi in prassi nellla realtà?
Cosa possiamo dare continuamente al mondo senza timore di perderlo...anzi lo perdiamo se non lo diamo.
Strano eh?
dare non vuol dire fare l'elemosina (che ha un altro significato esoterico).
C'è qualcosa che abbiamo a iosa e che cresce se lo diamo al mondo.
Grosso modo questo scoprivano anche i monaci bizantini nel Mercurion, che non era solo una fucina di icone, ma anche un posto dove si praticava l'agricoltura e si scoprivano le piante officinali.
Allora cosa avete davvero da dare?

martedì 22 gennaio 2008

Immagini di cristallo

Mi trovo a leggere "Immagini di cristallo", cinque racconti di Kawabata Yasunari.
Ecco.
"Esiste un essere più arido di chi non possiede simboli?"
Questa bellissima frase è proprio nel racconto che dà il titolo alla raccolta.
Voglio ricordare che un simbolo non è qualcosa da adorare, come erroneamente qualcuno pensa, ma qualcosa da usare.
Un simbolo non è un quiz. Va rapportato a quell'unica esistenza che lo usa. Nessuno di noi è un' entità ripetibile.
Non vi sono soluzioni per i simboli ma rapporti unici con esso (certo sempre su un tracciato di fondo...).
Lo stesso racconto va segnalato per almeno altri due motivi.
Il primo è perchè ricorda la storia tra Tamara e Giuda, che se avete pazienza, troverete nel vecchio testamento. E' la storia dove compare un famosissimo personaggio (che per fortuna Dio accoppa). Comunque la storia è molto bella e il personaggio di Tamara davvero interessante.
Il secondo motivo è in questo altro passo.
"Chissà perchè fabbricano sete artificiale. E perle artificiali. Pelle artificiale. Tartaruga artificiale. sake artificiale. Caffè artificiale. Uomo artificiale. Povera umanità ormai in grado soltanto di imitare la natura! E pensare che esiste, nonv'è dubbio, qualcosa di più bello della natura."

lunedì 21 gennaio 2008

streghe e maestri

Una strega è un "cane sciolto"?
Con gli amici abbiamo molto discusso su questa cosa negli ultimi giorni, visto che i personaggi sono cruciali in questo horror.
Tra l'altro nel Mercurion, abbiamo visto, scritto, ci sono dei veri maestri.
Una prima cosa da dire è che un maestro si nasconde abilmente tra le persone comuni, così come il nostro sè si nasconde dentro noi stessi.
Abbiamo dentro di noi qualità incredibili.
Non c'è bisogno che passiamo il tempo a sputtanarci. C'è tanta ricchezza dentro di noi da sommergere il mondo.
Poi, a livello di storia, una strega, non avendo maestri da cui imparare, si tuffa nel mondo, correndo il rischio di bruciarsi alla grande.
Allora.
Chi è la strega dentro di noi?

mercoledì 16 gennaio 2008

la strega nel lago

Abbiamo tanto parlato di teoria nei giorni scorsi.
Adesso si torna alla pratica. Dopo aver tanto esplorato per il caso "mercurion" si passa all'azione. Si gira un film sulla strega nel lago.
La strega nel lago è un simbolo un pò importante.
Ricorda Morgana.
E' un pò una specie di parassita che si impadronisce di chi non vuole sviluppare bene la propria anima.
Allora ecco che si installa lei.
E' anche il destino di alcune persone. Essere streghe. Nel senso che si scopre il mondo magico senza maestri.
Cosa c'entra col mercurion?
Bè, con alcuni dei miei collaboratori, abbiamo deciso di sviluppare una costola del progetto.
Quindi è un documentario sulla strega nel lago.
Su chi può imparare senza un maestro, correndo i rischi del caso e chi invece non si sognerebbe mai una cosa del genere.
E soprattutto sul chiedervi: cosa è davvero mio che nessuno mi può rubare?

venerdì 11 gennaio 2008

Debord e il cinema che verrà (seconda parte)

Debord stesso ricordava che il soggetto è sempre più depotenziato perchè non ha rapporti con gli altri se non mediati dalle immagini. La società dello spettacolo è completamente diversa da quella del pellegrino che, viaggiando, finiva per comunicare delle esperienze all'orecchio di un compagno di taverna. L'obbligo di giocare era l'unico obbligo possibile perchè l'unico in cui un soggetto ritrovava la sua umanità. Oggi il cinema si deve porre questo pensiero: restituire l'umanità alle persone, distrutta da un'idolatria diffusa e continuamente intercambiabile. Nel momento in cui si filma qualcosa lo si deve fare ponendosi con l'obiettivo di capire e far capire che siamo già "qualcosa". Abbiamo già tanto di nostro da dare. Ognuno di noi ha delle qualità che sono sue e non di qualcun altro. Non esistono essere inutili nel mondo ma SOLO nella società dello spettacolo, governato da un dio L'economia creato dall'uomo e che non ha niente di trascendente. Quando i monaci bizantini andavano nell'ottavo cielo non trovavano governanti o bancarellieri ma qualcosa che è in tutti noi e che tutti noi possiamo conoscere.

giovedì 10 gennaio 2008

Debord e il cinema che verrà (parte prima)

Debord nella "società dello spettacolo" parlava della degradazione dall'essere all'avere e dall'avere all'apparire.
Ora come fare cinema in un mondo dove tutti sono fantasmi?
Interviene in nostro aiuto, ancora una volta, il rapporto simbolo- realtà e la necessità di usare la nostra interdipendenza col "TUTTO" (vedi i post sul non scrivere più copioni).
L'arte deve curare...cioè restituire la creatività alle persone stesse. In un mondo in cui tutti sono fantasmi, bisogna fare in modo che i film siano molto documentari (tanto le persone sono già in una messa in scena) e che venga documentato questo ritorno al'essere.
Questa la teoria. Domani si fa un esempio pratico.

mercoledì 9 gennaio 2008

Dal simbolo alla realtà


Come funziona il passaggio dal simbolo alla "realtà"?

Un vero simbolo è potenzialmente infinito. E' caratterizzato dal metafisico. Spesso viene usato solo in senso cosmologico. La maggior parte delle persone ne preferisce un uso ancora più ridotto, cioè magico. Quindi ogni volta che noi operiamo nella realtà, giocando, materializziamo il simbolo, manipolando la "materia prima". Una volta che abbiamo operato una manipolazione, dovremmo ritornare a meditare sul simbolo. In questo modo la mente si amplifica e può passare a una successiva manipolazione. Quindi un simbolo può far si che il nostro giocare nella realtà sia sempre più ricco e interessante. E' chiaro che il gioco più bello è quello che mira all'essenziale.

venerdì 4 gennaio 2008

Obbligo di giocare e Mercurion

Perchè una società (se così si può chiamare) come il Mercurion sparisce nel tempo, poi riaffiora come nel caso delle nostre ricerche per il film?
Per via dell'obbligo di giocare. In questa realtà, segnata dal mutamento (L'I Ching è grande insegnante in questo), non può esitere immobilità, perfezione che non si può toccare. Quando i mistici pregavano per toccare l'ottavo cielo, lì si che erano in una società fuori dalla storia. Però poi tornavano qui, tra ARABI E NORMANNI, contadini e grotte cariche di energia. Il primo grande insegnamento del Mercurion è proprio questo: si deve giocare in questa realtà. Scappare dalla Siria magari per portare una preziosa icona in calabria, aiutare S. Nilo a guarire da una malattia con erbe che si trovano sul posto,realizzare grandi opere di calligrafia "cristiana", dare del tu a papi e imperatori, coltivare la terra con i contadini.
Niente è meglio della vita.
Viva il mutamento.

giovedì 3 gennaio 2008

La luce Taborica e il Mercurion

Se vi trovate nell'anno 1000, a pregare nel Mercurion, cosa fareste?
Bè la preghiera non è per una macchina nuova...voglio ricordare a tutti voi bravi ragazzi, che pregare per ottenere qualcosa sconfina un pò con la magia più bassa...invece i mistici che stiamo imparando a conoscere pregano per arrivare alla luce taborica.
La luce taborica è la luce dell'ottavo cielo.
E' la luce dove si contamplano le forme nella purezza originaria.
le icone arrivano da lì.
Nel senso che: se voi "scrivete " un icona e non arrivate alla luce taborica con la preghiera, l'icona sarà falsa.
Se l'icona viene scritta dopo aver visto la luce taborica allora sarà vera.
Perchè "imprigionare" un lampo di luce taborica in un'icona?
Di questo ne parleremo al prossimo post, visto che questa presenza di luce taborica rende l'icona, al giorno d'oggi, due volte super-preziosa (molti russi vendevano icone in cambio di materiale nucleare in un passato non molto lontano).