venerdì 11 gennaio 2008
Debord e il cinema che verrà (seconda parte)
Debord stesso ricordava che il soggetto è sempre più depotenziato perchè non ha rapporti con gli altri se non mediati dalle immagini. La società dello spettacolo è completamente diversa da quella del pellegrino che, viaggiando, finiva per comunicare delle esperienze all'orecchio di un compagno di taverna. L'obbligo di giocare era l'unico obbligo possibile perchè l'unico in cui un soggetto ritrovava la sua umanità. Oggi il cinema si deve porre questo pensiero: restituire l'umanità alle persone, distrutta da un'idolatria diffusa e continuamente intercambiabile. Nel momento in cui si filma qualcosa lo si deve fare ponendosi con l'obiettivo di capire e far capire che siamo già "qualcosa". Abbiamo già tanto di nostro da dare. Ognuno di noi ha delle qualità che sono sue e non di qualcun altro. Non esistono essere inutili nel mondo ma SOLO nella società dello spettacolo, governato da un dio L'economia creato dall'uomo e che non ha niente di trascendente. Quando i monaci bizantini andavano nell'ottavo cielo non trovavano governanti o bancarellieri ma qualcosa che è in tutti noi e che tutti noi possiamo conoscere.
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