lunedì 3 agosto 2009

Moby Dick (21-25)

Con Achab che ancora non si fa vedere, Ismaele e Quiqueg si imbarcano e partono insieme gli altri. Melville rallenta e con la scusa di parlare un pò del mestiere di Baleniere compie una digressione che, paradosso vincente, irrobustisce la narrazione.
Bilard e Peleg si occupano della partenza e ancora una volta humour, humour che rende tutto piu' nero e misterioso.
Tutto questo nero per far brillare la luce dei balenieri.
Se è vero che grazie ad essi chi viene incoronato ha il suo olio e che grazie alla loro caccia le persone possono vedere nel buio, eccolo il gioco di Melville.
Su questa nave vi sono le persone piu' diverse e molte di loro non valgono un soldo bucato. Ma vi è sincerita nel loro cacciare, il loro cacciare è qualcosa di nobile e vivo perchè grazie a loro, grazie alla loro azione sul mare aperto, scopriamo che l'azione dell'uomo può davvero agire fino alle grandi distanze, fino a toccare tutti dal piu' nobile al piu' stupido.
E' vero, la nave su cui sono imbarcati adesso sembra avere strani progetti, ma qui si parla anche di tutte le volte che una baleniera è partita per la caccia e molte di queste volte l'umanità ne ha tratto grande beneficio.

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