La capacità che ha Melville di raccontare le cose piu' spirituali, forgiandole nella quotidianità, è sicuramente pari a quella di Joyce.
In questo caso si parla di reincarnazione.
Non solo quello. Si parla anche di fuoco e follia. Ma il caso della reincarnazione è duro. In pratica si tratta di spiegare il lavoro dell'anima, dalla terra alle alte vette parlando di pulizia del ponte tra la caccia di una balena e l'altra.
Non manca anche il suo humour possente se è vero che Achab e soci incontrano un altro capitano che è stato storpiato da Moby Dick.
In questo caso i due capitani si scambiano informazioni, ma la struttura del libro, di cui abbiamo parlato nel post precedente, non fa virare il libro verso il thriller (ma Moby Dick arriva?), si resta in una sorta di neutralità che permette di leggere questo pezzo mischiato ad altri, se si vuole.
Un'ultima notazione.
Melville qui parla dell'Ecclesiaste come di un testo forgiato nell'acciaio. Per me una bella notazione, visto che L'Ecclesiaste era uno dei miei testi preferiti quando avevo undici-dodici anni.
mercoledì 2 settembre 2009
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