mercoledì 30 settembre 2009

Ispirazione e compimento

Quando si lavora a qualcosa di creativo ecco che vi sono due fasi che occorre conoscere per non finire a gambe all'aria.
Una è tutta interna.
E' un mondo di fantasie, cose incompiute, sogni, figure, ombre e ricordi.
Una è tutta esterna.
E' la cristallizzazione della materia. In questo passaggio avvertiamo che una cosa nata in quel mondo oscuro, quando vede la luce ci ha cambiato ed è molto diversa da come in un primo momento era stata immaginata. E' il lavoro sulla materia e su come siamo noi.
L'importante è conservare il contenuto di quella idea.
Su questo la mente deve essere ferma e non vacillare. Si tratta ovviamente di non avere fretta, ma di coltivare quel mondo così evanescente. E' proprio in quel mondo, dove siamo finiti, che ci porta di nuovo alla luce e ci fa scoprire cose nuove che hanno il cuore caldo di quelle prime ombre che avevamo visto all'inizio del cammino.

lunedì 28 settembre 2009

Un film dentro un film

Per chi come me passa il tempo a vedere cinema (e a farne) capita a volte una situazione un pò curiosa, soprattutto adesso che sto preparando il nuovo film.
Capita a volte di vedere dentro un film che sto guardando, immagini del film che sto preparando. badate bene.
Non tanto una scena da copiare od omaggiare, quella è un'altra cosa. Si tratta proprio di scorgere come delle figure. delle foto. dei momenti che sembrano appartenere a questo film che vuole nascere e che sono sepolti dentro il film che invece è vivo e che stiamo guardando. E' quasi come una cosa generazionale.
a volte scorgiamo nel viso dei figli l'ombra dei genitori e nei figli i figli che possono ancora nascere e che forse stanno lottando per nascere.
Ovviamente in questo caso non si tratta di avere una sola coppia di genitori. Un film è figlio di cento coppie di genitori.
Infatti questo fiume carsico a volte emerge in un momento di un film e poi emerge (nell'inquadratura successiva) in un altro film!

mercoledì 16 settembre 2009

Altre due proiezioni di Agathopedia

Eccoci con un'altra bella novità riguardo il film di Ruiz.
Questa volta tocca a Procida, dove tra il 24 e il 28 settembre si terrà il consueto festival, un pò filosofico con Enrico Ghezzi al timone...
In questo contesto Agathopedia sarà proiettato il 25 e il 27. Se date un'occhiata al programma magari beccate gli orari giusti, a me le informazioni arrivano un pò a spizzichi e bocconi. E' comunque molto interessante il percorso che questo film sta facendo e ancora in serbo vi sono un paio di sorprese che non è giusto svelare anzitempo.
Magari finisco su una barca, il che, dopo tutto quello che è stato scritto su Moby Dick suona un pò strano.
Dopo tutta questa letteratura (che comunque ha il suo scopo, ne riparleremo nei prossimi mesi), fra un pò si torna a parlare di cinema.
Con il mio gruppo sto preparando il nuovo film che sarà come una versione low budget di Transformers. Cioè non ci saranno i robot e cose simili, ma il mutamento oh quello si che si vedrà!

mercoledì 9 settembre 2009

Moby Dick (131-135)

Eccoci dunque alla fine di questo libro meraviglioso.
Certo, è facile dirlo, ma credo che ci sia una grossa differenza nel dire cose simili solo perchè così "si dice" rispetto a quando si è fatta l'esperienza. E' uno dei mali dell'occidente e traspare molto bene in questo libro che è metaforicissimo, pur affogando in mezzo a una marea di dettagli realistici. Ma molta filosofia dimentica Moby Dick. Cioè scrive libri non avendo fatto l'esperienza ma riassumendo l'esperienza di altri.
Invece ogni filosofo dovrebbe fare un pò come gli iniziati: ripercorrere l'esperienza già fatta da altri, anche se poi si finisce per dire una cosa a suo modo scontata. certo che Moby Dick è un capolavoro...ma provate ad ascoltare questa stessa frase detta da uno che l'ha letto solo su un'antologia, rispetto a uno che il libro se l'è sudato! Noterete che vi è proprio una differenza di intonazione. Nel primo caso la frase suona falsa, nella seconda suona vera. Proprio perchè nel secondo il corpo ha assorbito l'esperienza.
Dicevamo del finale. MOby Dick appare solo nelle ultime trenta pagine o quasi e fa sfracelli. Ovviamente non vi diciamo chi si salva...

martedì 8 settembre 2009

Moby Dick (120-130)

Eccoci nel pieno della follia. Come avevamo già scritto in precedenza, Moby Dick è una sorta di cuore di tenebra...
Achab se ne è reso conto e dà voce a Pip, il componente dell'equipaggio che, accusato di vigliaccheria, impazzì.
Cosi Achab praticamente gli consegna la sua cabina e Pip dà voce a un altro monologo memorabile, di cui, in verità, Moby Dick è zeppo.
Forse è questa la vera differenza con Shakespeare. Il bardo tocca tutti i punti, dialogo a tre compreso e lì trovi memorabili battute.
A lui basta un cenno e subito parte il dramma. Qui invece grandi scambi non ve ne sono mai stati ma sempre questa sorta di "polifonia a voce sola".
Achab, ormai impazzito, rifiuta di aiutare il comandante della "Rachele" (ha perso un figlio proprio a causa di Moby Dick) e si tuffa in una sorta di meditazione negromantica, frutto malato dell'illuminazione prematura che ha subito.
Alla fine ormai non mancano che poche pagine.

lunedì 7 settembre 2009

Moby Dick (116-120)

Al momento della verità, ecco che la vera natura degli accordi viene fuori. Dopo una bella caccia di quattro balene, i nostri si trovano nel bel mezzo di un tifone, nei mari giapponesi.
Qui Achab tira fuori un monologo da paura nel quale il famoso scontro col sole, già accennato a inizio storia, ha modo di infiammarsi.
E l'equipaggio non ci sta.
L'avevamo detto. Come si possono unire le persone in un progetto? E' il filo rosso del romanzo. Davvero si può pensare di unire le persone in questo modo? Non importa che quando si caccia, si prepara una gamba artificiale o si pulisce una stiva si vada all'unisono. Non è questa la vera unione. La vera unione si consuma con cose che ,da tutti i componenti, vengono riconosciute come piu' grandi di loro.
E' questo che Achab fa finta di non capire.
O comunque non vuole capire. tale è la sua follia, la sua corsa verso l'odio che non vede la veritàpiu' semplice.
e intanto Moby Dick sta per arrivare...

domenica 6 settembre 2009

Moby Dick (111-115)

Anche nel fabbro della nave vi è la potenza del mito e anche in queste pagine ci sono cose...tuttavia oggi mi sono ritrovato per le mani il libro di Lynch sulla meditazione, "In acque profonde", di cui avevo parlato qualche mese fa.
Me ne ero completamente dimenticato e poi plof! Ecco che ritorna quasi a bilanciare l'ira funesta di Achab.
Lo stesso Lynch parla di catturare pesci grossi, sprofondando nella meditazione e nella creatività. Diciamo che Achab sa tenere ben ferma la sua idea e la sa perseguire fino in fondo, senza farsi distrarre dai successi altrui (vedi l'incontro con "Lo Scapolo")...
il libro di Lynch, quindi, adesso, illumina ancora di piu' questa storia potente e fosca. Insomma ogni volta che abbiamo un progetto, un'idea, sappiamo tenere bene a mente questo primo momento? Perchè il processo è lo stesso. Come abbiamo già scritto Achab con la sua balena ha avuto una sorte di illuminazione prematura che lo ha fatto impazzire.
Però la verità del processo rimane.
E si possono catturare pesci ugualmente grandi ma dolci.

sabato 5 settembre 2009

Moby Dick (106-110)

Si torna al vero Achab, quello che ha il suo Prometeo per tirargli su una nuova gamba.
Anche questo piccolo blocco ha le sue caratteristiche forti.
Una cosa davvero molto bella è ricordare che chi parla molto, chi proprio passa il tempo a parlare quasi con se stesso, soprattutto mentre fa le cose lo fa per non addormentarsi.
Insomma Melville/Ismaele la sa davvero lunga. Fateci caso.
Ogni volta che trovate una persona che passa la maggior parte del suo tempo a parlare o comunque non riesce a smettere è perchè...dorme!
Non tanto in senso fisico quanto interiore e sono tutte persone ossessionate dalla praticità. In questo caso parliamo(!) del maestro d'ascia che sta sulla nave e che fa di tutto. Con le dita passa sia a riparare i denti che a costruire bare.
E' una parte anche molto alchemica, visto che Achab con il suo lato oscuro sempre piu' presente è visto come una creatura di fuoco e aria...
In quanto alle bare ecco che è Quiqeg a metterci in allarme, ma anche questo è solo un pretesto per altre cose.

venerdì 4 settembre 2009

Era glaciale 3 e Moby Dick


Ieri sono andato a vedere L'Era glaciale 3, incuriosito dal 3d, e ho avuto una bella sorpresa, una vera coincidenza.
Il personaggio del furetto Buck praticamente ricalcato sul personaggio di Achab. Qui abbiamo questo cacciatore che durante lo scontro con "Rudy" (un coccodrillone bianco che terrorizza il mondo di sotto) perde un occhio.
Da allora pazzo e solo non pensa altro che a vendicarsi.
Persino alla fine, quando ha la possibilità di rinunciare e cambiare vita, basta un richiamo di Rudy e lui torna a combattere questa battaglia infinita. la coincidenza è forte anche col post di ieri, dove appunto si parlava dell'esistenza di Moby Dick prima che il mondo segnato dal tempo abbia avuto inizio. quindi rimando a questo post per un approfondimento. Riguardo al 3d va detto che cambia moltissimo la grammatica della regia e della messa in scena e mi sembra strano che non sia stato molto notato. Forse perchè per il momento sembra solo spettacolo. In realtà, da subito si nota una necessità fortissima di rallentare l'azione, perchè un pp non può essere breve e d'impatto, ma deve avere quasi una forza teatrale in modo che lo spettatore possa avere il tempo di metabolizzarlo.
Ne riparleremo.

giovedì 3 settembre 2009

Moby Dick (101-105)

Si comincia a delineare una certa differenza con Joyce.
In questi paragrafi è tutto piu' chiaro, mano a mano che Melville tesse il suo gioco di ruolo letterario.
Da una parte l'idea di scrivere un grande libro ( e ci riesce!) usando un grande argomento. Questa volta la follia millimetrica di giocatore di rugby letterario porta Melville a esaminare lo scheletro di un leviatano, pur sapendo che le ossa sono la foto del viaggio ma non il viaggio. Tutto ma proprio tutto deve essere scandagliato.
dall'altra. ecco Joyce che scandaglia anche le mattonelle di una città ma non usando come leva un grande argomento.
Li vi è in gioco la giornata di un uomo come tanti, tra un funerale e la serata in un bordello. Qui forse parliamo di un essere che esisteva addirittura prima del tempo.
Terribile questa affermazione di Melville, visto che è proprio lui a scrivere che il tempo nasce con l'uomo.
La balena quindi come creatore del tutto?

mercoledì 2 settembre 2009

Moby Dick (96-100)

La capacità che ha Melville di raccontare le cose piu' spirituali, forgiandole nella quotidianità, è sicuramente pari a quella di Joyce.
In questo caso si parla di reincarnazione.
Non solo quello. Si parla anche di fuoco e follia. Ma il caso della reincarnazione è duro. In pratica si tratta di spiegare il lavoro dell'anima, dalla terra alle alte vette parlando di pulizia del ponte tra la caccia di una balena e l'altra.
Non manca anche il suo humour possente se è vero che Achab e soci incontrano un altro capitano che è stato storpiato da Moby Dick.
In questo caso i due capitani si scambiano informazioni, ma la struttura del libro, di cui abbiamo parlato nel post precedente, non fa virare il libro verso il thriller (ma Moby Dick arriva?), si resta in una sorta di neutralità che permette di leggere questo pezzo mischiato ad altri, se si vuole.
Un'ultima notazione.
Melville qui parla dell'Ecclesiaste come di un testo forgiato nell'acciaio. Per me una bella notazione, visto che L'Ecclesiaste era uno dei miei testi preferiti quando avevo undici-dodici anni.