domenica 19 giugno 2016

Metropolis vs Jung

"Ogni nazione ha un suo carattere particolare. E' un dato curioso che nella letteratura occidentale, nella letteratura francese ed anglosassone, l'archetipo dell'Anima occupa un posto molto importante. Ma non in Germania. Sono rarissime nella letteratura tedesca, le opere in cui l'Anima svolge un ruolo importante."
Così Jung in un'intervista a Richard I. Evans.
in questa circostanza, Jung ricordò che aveva previsto l'ascesa del nazismo, lavorando con i suoi pazienti e osservando con attenzione i materiali che si manifestavano dall'inconscio degli stessi. Hitler in un certo senso trovò terreno fertile in un mondo interiore dove era molto forte l'archetipo dell'eroe ma non quello dell'Anima. Stranamente in Germania questo secondo archetipo non trovava molto posto.
Tuttavia qui si evidenzia un curioso limite del grande esploratore svizzero. Jung asserisce di non trovare materiale sull'Anima nella letteratura tedesca. Eppure negli stessi anni in cui la grande catastrofe cominciava ad essere presagita da sogni di persone comuni, un grande regista, Fritz Lang, austriaco, realizzava un film monumentale, Metropolis. Certo Metropolis non è letteratura ma cinema e per giunta cinema di altissimo livello, ancora oggi. Eppure in questo film del 1927, l'archetipo dell'Anima trova una centralità disarmante, oltre al fatto che lo stesso film lavora anch'esso sui materiali che Jung andava esplorando, e anch'esso, in modo allarmante, lascia presagire quello che stava per accadere. tanto è vero che lo stesso Fritz Lang dovette emigrare, successivamente, negli USA, onde evitare grane con Goebbels e affini.
Aldilà del dato storico, ampiamente sviscerato, resta la circostanza che Lang usò proprio l'archetipo dell'Anima come chiave per aprire il laboratorio alchemico collettivo in cui i sogni di tutta una nazione andavano elaborando il disastro successivo. Ed è strano che Jung, di solito così attento ai materiali popolari si ritrovò a trascurare questo film. Resta dunque un incontro mancato, che forse va in un certo senso provocato adesso, proprio perché le arti possono, ancora oggi, indicarci future disastrose esplosioni dell'inconscio collettivo.

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