Ogni persona che ci viene incontro non va visto come un sistema chiuso. Vedendolo in questo modo, si può avere l'impressione di poter entrare e uscire a piacimento nelle sue emozioni e poterle quindi controllare.
E' tipico di una persona povera di Zoè immaginarsi grandi, immensi ma unici in questo,quindi unici nell'essere imprevedibili, sempre nuovi, mentre gli altri confinati in un angusto ghetto.
Avendo il coraggio, invece, di vedere sempre aperto questo discorso con l'altro, ecco che, paradossalmente, si trova la giusta distanza con chi incrocia il nostro cammino.
Nuovi incontri, nuovi periodi, ognuno diverso dall'altro, con l'entanglement in azione. Ci sono relazioni che si influenzano anche se lontanissime. Uscire dal solito schema vicino/lontano come prova dell'intimità che si ha con l'altro è la prova che si è capito che l'altro non è un cortile.
sabato 12 novembre 2011
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2 commenti:
che bel post Graz!
condivido appieno: due persone possono essere "vicine" sebbene siano lontane in senso spaziale e a livello di comunicazione.
in effetti dovremmo considerare la "giusta distanza" come estremamente flessibile e ciclica: ora vicini, ora lontani, ma sempre legati.
questa cosa è importante e di questi tempi pochissimo esplorata. Invece è da queste cose che bisogna ripartire...
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