giovedì 21 aprile 2011

Due note su habemus papam

Molto fervore, come al solito, per il nuovo film di Nanni Moretti, Habemus Papam. Anche molti interventi degli elementi più settari della politica e della religione,a dimostrare come oggi si tenda a confondere il politico con lo spirituale.
Ma...il film?
Andiamo per ordine. Il soggetto parte da un vecchio film con Edward james Olmos, "Oddio ci siamo persi il Papa", anche lì con le partite a carte e il papa in fuga, con in più la fascinazione recente del buon cinema italiano, per il potente che cammina come nel divo di Sorrentino e il finale finale di Buon giorno notte di Bellocchio.
Su questo terreno, Moretti fa un bel lavoro sulla perdita della vocazione in generale. Oggi nessuno più fa quello che vuole davvero fare, tutto è sacrificato all'altare del "devo fare questo", che porta alla pazzia o alla depressione, come proprio Bellocchio ha spesso rimarcato nei suoi film. E così il Papa è in fuga, l'attore impazzisce, lo psicanalista fa l'allenatore di pallavolo e nessuno è felice.
Nessuno più sa riconoscere, se non quando è messo alle strette, un suo percorso di vita, con i suoi incidenti, le sue bocciature e le sue sorprese.
C'è un momento, però, per tutti di una presa di coscienza, peccato che Moretti, con la voglia di sparigliare, giri un discutibilissimo finale, dove il Papa molli la presa. Ma uno psicanalista non dovrebbe sapere che un capo è sempre guidato?

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