domenica 21 marzo 2010

la morte nella pratica spirituale

Lo so, il titolo è impegnativo.
Però l'argomento ogni tanto va affrontato, anche solo per cominciare a capire perchè siamo in vita.
Viviamo ogni giorno e moriamo ogni giorno. Questa sorta di danza ci fa capire chi siamo davvero, e perchè ognuno di noi è qualcosa di irripetibile.
Avere il coraggio di lavorare su i nostri desideri, su quello che è solo nostro, ci porta lontano.
Molti non vogliono arrivare così lontano...vogliono essere come gli altri e in questo modo non combattono con la morte, finendo così per affrontare scontri terribili con essa.
Bisogna avere il coraggio di esprimere i propri desideri. Anche a costo di deludere, di non essere capiti, di perdere qualcosa, di avere l'impressione di rallentare...già questa cosa è durissima in un'epoca che adora la fretta, "il cotto e mangiato".
la morte quindi come compagna nella discesa nei nostri mondi piu' intimi che ci aiuta a scoprire chi siamo davvero, a guardarci davvero in faccia, per cominciare davvero la nostra esplorazione.

3 commenti:

tupacamaru ha detto...

Hai letto "Qui dove c'incontriamo", di John Berger?
Sai cosa colpisce? Per quanto si possa morire, in qualche modo si nasce e si vive determinando un cambiamento le cui dimensioni restano sempre non misurabili, perché è la vita che sceglie. Sarà lei a scegliere che cosa sopravviverà di te negli elementi che verranno. Potrai essere proprio del tutto morto, alla fine, oppure vivo a mille, come Gandhi. La vita non si dimenticherà, di te. Dipende da quanto sarai stato in grado di amarla. Ciao Graz!

graz ha detto...

Bella riflessione, grazie tupacamaru...cercherò subito questo libro di Berger...ah come va con la pratica dell'I Ching?

tupacamaru ha detto...

Con la pratica dell'I Ching va bene, è molto difficile il linguaggio, ho deciso temporaneamente di riporli fino a quando non sarò cresciuta un altro po'. Sono contenta che ti leggi John Berger. Ti piacerà moltissimo.
A presto